• Lombardia 2030

    “Coltivatori di emozioni ‘adotta’ agricoltori, prodotti tipici, borghi”

    Su Lombardia 2030 il progetto di social farming con piccoli produttori, tra e-commerce e crowdfundin

    di Redazione Open Innovation | 12/05/2021

C’è la vendita diretta di prodotti di qualità, ma non solo. L’uso di una piattaforma e dei social media, ma anche l’idea del sostegno ‘dal basso’ e diffuso di quello che in fondo è un patrimonio comune: la ricchezza e la biodiversità delle nostre colture, che si traduce poi in una tradizione enogastronomica di eccellenza. E, grazie anche a questo progetto, in lavoro di cui si vuole riconoscere il valore.

Il progetto è “Coltivatori di emozioni”, e prevede la possibilità - per cittadini e aziende - di sostenere concretamente piccoli coltivatori, contadini, vinicoltori e apicoltori ‘adottandoli’ attraverso il pagamento di ‘pacchetti’ di entità diversa. Un aiuto che diventa anche una tutela per i loro prodotti di qualità, tipici dei rispettivi territori: per questo i donatori ricevono un certificato di “Sostenitore del Made in Italy”, oltre a un kit dei prodotti adottati, che la piattaforma acquista per questo scopo dai produttori.

Insomma un mix inedito e vincente di obiettivi e di strumenti, “un ibrido tra crowdfunding, e-commerce e impegno sociale” per dirla con il cofondatore Biagio Amantia. Soprattutto, “Coltivatori di emozioni” è un racconto di racconti, una bella storia che racconta decine di storie, quelle dei piccoli produttori che si presentano su questa piattaforma di social farming.

Per tutte queste ragioni, “Coltivatori di emozioni” è ora presentato anche su Lombardia 2030: la sezione di questa piattaforma dedicata alle iniziative che, nate sui territori, portano avanti concretamente i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. “Coltivatori di emozioni” promuove in particolare lavoro dignitoso, consumo e produzione responsabile, tutela della Terra: è un invito alla riscoperta della filiera corta, e insieme di sostenibilità e biodiversità.

La piattaforma di social farming seleziona infatti con cura le aziende da sostenere, che oggi sono ormai una quarantina. “Puntiamo sulla qualità, che andiamo anche ad analizzare - assicura Amantia -: le realtà che invitiamo ad adottare si dedicano a prodotti tipici, molto spesso sono a conduzione familiare o portate avanti da nuove generazioni che scommettono sulle potenzialità del digitale per farsi conoscere”.

E allora ecco che si può sostenere a seconda dei casi la semina o la raccolta, la vendemmia, una lavorazione, la smielatura. La carrellata dei prodotti ‘adottati’ copre l’intera penisola e le sue eccellenze: tanto olio e tante viti, la nocciola piemontese e il limone amalfitano, lo zafferanno abruzzese di Novelli e quello toscano nella Val di Chiana, un caseificio e i suoi formaggi in Molise come un grano antico coltivato sull’Appennino bolognese; e ancora peperoni, melograni, cipolle, tartufi, fagioli cannellini, miele, farro e anche dei biscotti.

La piattaforma permette anzitutto di conoscere le storie dei prodotti, dai titoli sempre evocativi, e dei produttori, quindi invita a scegliere chi sostenere attraverso pacchetti di 25, 50 o 100 euro che si traducono in “ore lavoro” pagate alle aziende agricole. Il sito visualizza anche quanto manca al raggiungimento dell’obiettivo prefissato: per ora l’’attività più sostenuta è la smielatura di un apicoltore vicentino, seguita dalla coltivazione dell’Oasi del Riso, nella Lomellina lombarda. In media, racconta Amantia, i produttori ricevono dai 200 ai mille euro: cifre non enormi, che pure possono fare la differenza. E permettere agli agricoltori di mantenere l’attività, contrastando l’abbandono di colture ‘diverse’, artigianali.

Una crescita costante. Tra pandemia, chef e Borghi storici

Il progetto muove i primi passi nel 2016 in Puglia, dal fondatore e ideatore Paolo Galloso: titolare di un agriturismo e con esperienza nel settore turistico, vuole trovare un modo diverso per valorizzare le eccellenze del territorio e le produzioni tradizionali, frutto di saperi e mestieri tramandati da generazioni.

Capisce che la chiave di tutto sta nelle piccole aziende agricole: “In Italia - spiega ad esempio Amantia - abbiamo alcune migliaia di prodotti tipici, non necessariamente Dop o Igp ma rappresentativi dei propri territori, di una tradizione nella coltivazione e della cucina locale. Quasi mille però sono ormai a rischio, e sono proprio quelli custoditi dai piccoli produttori”.

Nel 2020 pandemia non ferma il progetto, ma anzi - spiega ancora Amantia - “abbiamo visto crescere la voglia di sostenere gli agricoltori in difficoltà, anche a causa del lockdown, da parte dei cittadini come di tante società”, che scelgono Coltivatori di emozioni per i loro progetti di Responsabilità sociale d’impresa.

Intanto, i promotori attivano due collaborazioni importanti. La prima con lo chef Simone Rugiati, per un “tour delle emozioni” alla scoperta di prelibatezze locali magari poco note e la visita delle aziende agricole parte della rete del progetto, per valorizzare le eccellenze adottate.

L’altra iniziativa vede invece protagonista l’associazione Borghi più belli d'Italia, attraverso l’adozione di produttori legati appunto a centri antichi, paesi ricchi di bellezza e tradizione ma a rischio spopolamento: anche qui il sostegno ai prodotti tipici diventa sostegno alla comunità e al territorio da cui hanno origine.

Scopri tutti progetti e presenta anche la tua iniziativa sostenibile su Lombardia 2030.

 

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