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    Covid-19, ecco i lombardi nominati Cavalieri della Repubblica da Mattarella

    Sanitari, volontari, ricercatori e l’ingegnere che ha riadattato le maschere da sub in respiratori

    di Redazione Open Innovation | 03/06/2020

I ricercatori del Sacco di Milano, l’infermiera diventata un simbolo nella foto che la ritrate sfinita per i turni lunghissimi. Studenti e imprenditori. Il giovane ingegnere bresciano che grazie alla stampa 3D ha riadattato delle semplici maschere da sub così da poterle riutilizzare come respiratori (qui la nostra intervista) e l’addetta alle pulizie.

Volti noti e meno noti, accomunati da un impegno emblematico in uno dei momenti più difficili per il Paese e per questo insigniti del titolo di Cavalieri della Repubblica.

Mattarella l’aveva annunciato, nella sua visita del 2 giugno a Codogno epicentro della zona rossa, cuore dei territori colpiti dal Coronavirus.

Il Quirinale ha voluto insignire dell’onorificenza al merito un primo gruppo di 57 cittadini “di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del Coronavirus”, per rappresentare simbolicamente lo sforzo di tanti “nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali”.

Molti di questi nomi sono appunto lombardi. Eccoli, così come indicati dal Quirinale:

Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.

Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università Humanitas di Milano, è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.

Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.

Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.

Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.

Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell’Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:
Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.
Gianguglielmo Zehender, professore associato.
Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori.

Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata.

Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.

Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.

Piero Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte del dipendente Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.

Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.

Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.

Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5 mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.

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