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    Donne e scienza, una giornata internazionale e una mostra italiana per raccontarle

    Istituita dall’ONU l’11 febbraio contro i pregiudizi. Le foto della Fondazione Bracco e un progetto

    di Redazione Open Innovation | 11/02/2019

Una giornata internazionale – l’11 febbraio - per illuminare l’altro volto della scienza e della ricerca, quello femminile, ancora troppo spesso lasciato nell’ombra. E in Italia una mostra, a cura della Fondazione Bracco, per celebrare l’impegno, la passione, la creatività e i risultati di alcune tra le più importanti scienziate italiane.

Il gender gap nella scienza

Così si accendono i riflettori dunque sul percorso delle donne in ambito scientifico. L’ONU lo fa dal 2015 appunto con la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, nata per ricordare che il gender gap è ancora un fardello anche negli ambiti che pure dovrebbero essere sinonimo di progresso e opportunità per tutti. Anche nella ricerca scientifica invece le donne devono affrontare pregiudizi e stereotipi, oltre che penalizzazioni nella retribuzione e nelle possibilità di carriera. È il primo ostacolo è quello dell’ingresso stesso nel mondo della scienza: secondo il rapporto 2018 Women in Science, le donne addette alla ricerca in materie STEM si fermano a quota 28% del totale. Con differenze significative però tra i vari settori: sono ad esempio bene rappresentate in quello Life Science, molto meno in Ingegneria, Informatica e e Scienze matematiche.

Ci sono però anche moltissimi esempi positivi da portare, a dimostrazione di quanto possa essere rilevante il contributo delle donne alla ricerca scientifica. Esempi che la Fondazione Bracco ha deciso di raccontare con “Una vita da scienziata", la mostra che raccoglie le storie – e i volti, sempre sorridenti - di nomi di primissimo piano della ricerca nostrana.

Le parole del fotografo

Le immagini scattate dal celebre Gerald Bruneau ritraggono nel loro ambiente di lavoro matematiche, ingegnere, chimiche, chirurghe, astrofisiche, biologhe, paleontologhe, informatiche, farmacologhe. Tra computer, provette, numeri, macchinari complessi ecco donne che hanno saputo imporsi in un ambiente non certo favorevole: “Grandi donne che – spiega lo stesso fotografo - anche quando piccole e fragili di aspetto hanno avuto la forza e la capacità di affermarsi e di conquistare spazi di rispetto, di responsabilità e direzione in un mondo così difficile, ancora fortemente androcentrico, diffidente, discriminante".

La presenza lombarda

Molte delle ricercatrici sono all’opera in Lombardia, negli atenei o nei centri di ricerca. Come Chiara Casarotti, Ingegnere, PhD, Capo Dipartimento Supporto all’Emergenza della Fondazione EUCENTRE (CentroEuropeo di Ricerca e Formazione in Ingegneria Sismica) di Pavia. O Elisabetta Dejana, Biologa, dirigente dell’Unità di Ricerca sul Sistema Vascolare del Cancro all’Istituto di Ricerca IFOM di Milano, docente di Patologia Generale all’Università Statale di Milano e all’Università di Uppsala, in Svezia. E ancora Elisabetta Erba, Paleontologa, docente di Paleontologia e Paleoecologia all’Università Statale di Milano; Paola Fermo, Chimica, docente di Chimica Analitica e Chimica Ambientale all’Università Statale di Milano; Elena Ferrari, Informatica, docente di Informatica all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese; Caterina La Porta, Biologa, docente di Patologia Generale alla Statale di Milano, Group Leader del gruppo di ricerca OncoLab; Daniela Mari, Medico, responsabile dei Progetti di ricerca europei sull’invecchiamento alla Fondazione Ca’ Granda; Mirella Mastretti, Informatica, docente di Matematica e calcolatori all’Università degli Studi di Milano e membro di CdA; Cristina Messa, Professore di Diagnostica per immagini e Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca; Paola Mosconi, Biologa, responsabile del “Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità” del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano; Silvia Priori,Professoressa Ordinaria di Cardiologia all’Università degli Studi di Pavia, Direttrice di Cardiologia Molecolare ICS Maugeri Pavia, Director of Molecular Cardiology Laboratories al Centro Nacionales de Investigaciones Cardiovasculares Carlos III (CNIC) di Madrid; Manuela Teresa Raimondi, Ingegnere meccanico, docente di Bioingegneria al Politecnico di Milano; Maria Grazia Speranza, Matematica, docente di Ricerca Operativa e Prorettrice Vicaria dell’Università degli Studi di Brescia.

La mostra è ospitata all'interno della sede del CDI - Centro Diagnostico Italiano (via Saint Bon 20, Milano) ed è aperta con ingresso gratuito fino al 30 giugno 2019.

Il progetto e il sito “100 esperte" contro gli stereotipi

Soprattutto, la mostra ritrae alcune delle protagoniste di un progetto più complesso, “100 donne contro gli stereotipi”, nato nel 2016 da un’idea dell’Osservatorio di Pavia e dell’Associazione GiULiA in collaborazione con Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Molteplici studi hanno dimostrato che le donne sono raramente interpellate dai media in qualità di esperte: a spiegare e interpretare il mondo sono quasi sempre gli uomini, addirittura nell’82% dei casi secondo i risultati nazionali del Global Media Monitoring Project 2015.

Da qui l’idea di una piattaforma on line - www.100esperte.it - per offrire uno strumento concreto in grado di ribaltare questa tendenza. Perché le competenze femminili ci sono. Basta volerle vedere. 

 

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