• Approfondimenti

    “Io non butto, la nostra sfida sul cibo con volontariato e commercianti”

    Su Lombardia 2030 il progetto di CSV Milano per recupero e donazione di eccedenze alimentari

    di Redazione Open Innovation | 29/09/2021

Da anni fa da ‘lievito’ per azioni concrete contro lo spreco alimentare - capillari, “fantasiose”, diffuse -, che hanno coinvolto soprattutto piccole associazioni e commercianti di Milano e dell’hinterland, anche con iniziative di educazione alimentare.

È il progetto “Io non butto”, promosso dal CSV - Centro di servizio per il volontariato Città metropolitana di Milano: un’iniziativa che ora si presenta anche su Lombardia 2030, la sezione di questa piattaforma dedicata alle iniziative del territorio in linea con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

Lo scopo dell’iniziativa del CSV è tanto semplice quanto importante: facilitare l’arrivo ovunque si possa recuperare del cibo eccedente - negozi di vicinato, mense, piccole catene commerciali e ovviamente le scuole - per donarlo subito a chi si trova in condizioni di bisogno, tramite associazioni di volontariato attive nelle vicinanze. Perché anche una modesta quantità può fare la differenza.

La svolta legislativa

La peculiarità di “Io non butto” sta nel ruolo del CSV, come ci spiega la nuova referente del progetto - dopo il passaggio di testimone di Alice Rossi - ovvero Marta Moroni. “Tutto è partito dall’approvazione della legge Gadda nell’agosto 2016 - spiega dunque la referente, che ha chiarito e semplificato la procedura di recupero delle eccedenze alimentari. La nostra azione si è concentrata così sulle reti territoriali, facendo sapere anche alla piccola e media distribuzione che poteva finalmente essere coinvolta nel processo di recupero, con vantaggi anche dal punto di vista fiscale”.

La norma del 2016 infatti oltre a fornire per la prima volta una definizione chiara di operatore settore alimentare, eccedenze alimentari, spreco alimentare, donazione, termine minimo di conservazione e data di scadenza, introduce anche agevolazioni amministrative per i donatori (attraverso la semplificazione delle procedure di donazione rispetto alla distruzione) e la possibilità per i Comuni di incentivare chi dona alle organizzazioni non profit con una riduzione della tassa dei rifiuti.

Le azioni del CSV

Dunque nel 2017 il CSV Città metropolitana di Milano avvia il progetto “Io non butto”, con una campagna di informazione per mobilitare il maggior numero possibile di associazioni e volontari, oltre che di potenziali donatori di eccedenze di cibo, insieme a una mappatura delle esperienze già in essere, per facilitare le connessioni e la messa in rete. 

“Il nostro supporto al mondo del volontariato si traduce in consulenze, formazione per i volontari, call per reclutarli, e così abbiamo fatto anche nel caso del progetto Io non butto - chiosa Moroni -. Con l’emergenza Covid poi abbiamo fatto altri passi avanti: per chi ha trasformato il proprio servizio in consegna a domicilio sono state fornite Linee guida per le visite a casa dei beneficiari oppure, oggi, indicazioni sull’adozione del Green Pass per volontari e associazioni, anche nelle loro attività al dii fuori di ‘Io non butto’”.

Questo ruolo di ‘bussola’ ha dato i suoi frutti. “Nel tempo, molte delle associazioni che abbiamo seguito sono cresciute molto, anche grazie al nostro supporto nel mettersi in rete e connessione tra loro: come Recup, di cui abbiamo accompagnato i primi passi (per saperne di più su Recup leggi il nostro approfondimento sempre per Lombardia 2030: clicca qui), o come il Comitato dell’Area Sud Milanese di Croce Rossa”.

L’altro dato da segnalare è che “negli anni è cresciuta moltissimo anche la sensibilità dei cittadini sul tema dello spreco alimentare. Così come la fantasia messa in campo dalle associazioni per raccogliere cibo”: tra i “soggetti cedenti” di “Io non butto” oggi figurano anche associazioni che fanno servizio alla fine dei catering, “un segmento che pure nella città della moda, del design e degli eventi era stato a lungo lasciato fuori dalle catene di solidarietà”.

La forza di “Io non butto” sta insomma “ancora una volta nella capacità di mettere in rete, grazie a CSV, realtà già attive sul territorio: dall’alimentari di quartiere pronto a fine giornata a consegnare pacchi, agli scout della zona per la ridistribuzione a famiglie in difficoltà, fino alle aziende che decidono di donare eccedenze delle produzione o direttamente fondi, da convertire in cibo”.

I beneficiari

Dall’altro lato di questi circolo virtuoso di mobilitazione ci sono poi i veri protagonisti del progetto, ovvero i beneficiari. “Copriamo situazioni anche molto diverse tra loro - spiega ancora Moroni -: c’è chi fa richiesta di aiuti, ma oltre al cibo cerca una relazione con i volontari e con le strutture, magari perché solo o malato. Ci sono quelli, singoli o famiglie, che per motivi diversi si trovano all’improvviso in difficoltà e per prima cosa ‘tagliano’ la spesa per il cibo, perché affitti bollette non sono procrastinabili. E c’è, infine, una fascia di indigenza purtroppo di lunga data. Anche in un’area metropolitana sviluppata come quella di Milano”.

Per tutti loro, “Io non butto” non offre solo cibo ma anche corsi di educazione alimentare rivolti proprio ai più fragili: vedi “Il Torpedone che nel suo hub di distribuzione a Cinisello Balsamo fa informazione per convincere chi ritira pacchi alimentari a prendere più legumi e non solo pasta”.

Questa dunque la catena di solidarietà che ogni giorno si mette in moto nel milanese. Con la consapevolezza però che “si può fare ancora di più: più sensibilizzazione, per avere tanti altri donatori. In fondo è questo il bello di ‘Io non butto’ - conclude Moroni -: non ci accontentiamo mai, le nostre associazioni cercano sempre nuovi modi per crescere e dare un aiuto a chi da solo non ce la fa”.

Scopri questo e altri progetti - e promuovi anche tu la tua iniziativa per uno Sviluppo Sostenibile - nella sezione “Lombardia 2030” della nostra piattaforma.

CONDIVIDI
I nostri canali social