• Lombardia 2030

    “La nostra ‘ScuolAperta’ per insegnare italiano ai migranti, anche minori”

    Su Lombardia 2030: il progetto ne ha alfabetizzati centinaia, come aiuto concreto all’integrazione

    di Redazione Open Innovation | 09/06/2021

Giovani, soprattutto tra i 20 e i 25 anni, tanti minori non accompagnati e ora, grazie ai corsi on line, anche più donne. Sono centinaia, forse quasi un migliaio i migranti che a Milano hanno imparato - o migliorato - l’italiano nel corso degli anni grazie ai corsi di “ScuolAperta”, progetto di alfabetizzazione dell’Associazione No Walls.

“ScuolAperta” punta far sì che tutti possano avere un’istruzione di base e conoscere la nostra lingua per poter comunicare e dunque inserirsi al meglio nella nostra società: chi è arrivato in Italia da adulto e cerca un lavoro, piuttosto che chi un lavoro ce l’ha già ma non ha mai davvero imparato bene l’italiano e ne soffre le conseguenze, anche in termini di emarginazione. Senza contare gli adolescenti rimasti esclusi dalla scuola media. 

Per la sua valenza sociale, il progetto è presente su Lombardia 2030, sezione di questa piattaforma dedicata alle iniziative che sul territorio realizzano i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

Quello di “ScuolAperta” è dunque un contributo - e un esempio - concreto di integrazione, che continua a dispiegare i suoi effetti positivi grazie a un’ampia e motivata rete di ‘docenti’ di italiano: tutti volontari e praticamente tutti non del settore. Come ben racconta Silvana Strambone, vicepresidente dell’Associazione, insegnante di sostegno alle medie del parco Trotter di Milano e cofondatrice di questa esperienza con Angela Marchisio, presidente di NoWalls.

La prima lezione

“Siamo partiti nel 2016, quasi per caso - spiega dunque la docente -: io e Angela Marchisio distribuivamo vestiti per gli ospiti del Centro di Prima Accoglienza di via Corelli, all’epoca c’erano moltissimi arrivi e grandi bisogni. Le venne l’idea di dare una mano insegnando loro l’italiano. La mia prima reazione? ‘Scordatelo, sono troppo impegnata’”. E invece: Marchisio comincia a fare lezione a un primo migrante, analfabeta anche nella lingua di origine. Se ne aggiunge un altro, la voce si sparge, “c’era la fila per imparare”. Finché lo stesso direttore del CAS chiede loro di istituire dei veri e propri corsi “e così siamo partite”, ricorda Strambone.

Ne nasce un appello sui social media, a cui rispondono ben in 45. Non solo insegnanti, anche in pensione, ma tanti professionisti: “Alcuni sono ricercatori, ad esempio del San Raffaele”, spiega la vicepresidente di No Walls, ma ci sono anche medici, giornalisti, ingegneri. Una ‘base’ di volontari che si consolida e cresce fino ai 75 docenti volontari di oggi. Con grande impegno: oltre alle lezioni, è prevista una formazione iniziale con una docente specializzata in Italiano L2 (per stranieri), Alessia Benenti che coordina i corsi e i volontari, perché “occorrono quasi due mesi per arrivare a gestire un corso in autonomia”.

Grazie a questa rete, “già nel primo anno di attività abbiamo tenuto corsi per 400 persone”. Il ritmo è sostenuto: due corsi al mattino, due al pomeriggio e due alla sera, per coprire esigenze diversissime. Ci sono appunto gli analfabeti totali, chi ha un’educazione di base nella propria lingua o parla un minimo di inglese, c’è chi - specie nel caso dei profughi siriani - in patria è laureato in Medicina o in Ingegneria”.

Un’utenza che cambia, esigenze diverse

Nel 2017, la svolta: i corsi multilivello - da analfabeti a A2- escono dal CAS di Corelli e la ScuolAperta si sposta in alcune aule del CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) di via Pontano, oltre che nelle biblioteche comunali e nelle scuole pubbliche, dove vengono convolte le mamme degli alunni.

L’utenza insomma comincia a cambiare: ci sono provenienze - come quella dei tanti residenti di origine sudamericana - - e situazioni molto variegate, con lavoratori e per la prima volta anche lavoratrici che si rivolgono alla Scuola per un attestato che li aiuti a migliorare la propria posizione lavorativa. E, magari, anche le proprie relazioni sociali.

L’impatto della pandemia

L’altro grande cambiamento è quello imposto a tutti dalla pandemia del 2020. “Siamo stati costretti a passare alle lezioni on line - racconta ancora Strambone - e non è stato affatto facile. Anche se ci siamo attivati quasi subito, da fine febbraio, gestire la didattica per gli stranieri via Zoom invece che in presenza è tutta un’altra cosa”.

Anche questa prova comunque viene superata: “A oggi abbiamo attivato 15 corsi di italiano on line, per circa 130 beneficiari”, ricapitola la vicepresidente. Senza contare qualche effetto positivo insperato: “È cresciuto molto il numero delle iscritte donne: soprattutto quelle di origine araba hanno meno difficoltà a partecipare on line che in presenza”. Anche per questo, nonostante tutto Strambone pensa che “dopo aver scoperto la DAD non la abbandoneremo, nemmeno in futuro e fuori dell’emergenza. Certo, va approfondita e migliorata. Ma può essere una risorsa in più”.

Le difficoltà dei minori non accompagnati

Un discorso a parte merita l’impegno dell’Associazione, fin dall’inizio, per i migranti minori non accompagnati. In concreto, ragazzini di 15 -16 anni, arrivati in Italia fuori tempo massimo per iscriversi alle scuole medie ma che i centri di istruzione per adulti non riescono a seguire con lezioni dedicate loro in modo specifico. E qui allora entra in gioco, almeno a Milano, proprio ScuolAperta, che su richiesta delle comunità in cui sono accolti li segue con lezioni supplementari.

Negli anni poi il progetto è diventato molto di più di un semplice spazio di istruzione. “Ogni corso prevede anche una chat, in cui nel caso dei minori sono coinvolti anche gli educatori - spiega Strambone -: si crea quella che se non è una famiglia è di certo una comunità, un gruppo solidale”. Così alle lezioni ci si scambiano anche informazioni utili, dalla salute al lavoro. E i legami resistono negli anni.

“Pochi giorni fa mi ha chiamato un ex ‘allievo’ di via Corelli - racconta ad esempio la vicepresidente -. Mi ha spiegato di aver trovato un impiego a tempo indeterminato seguendo i nostri consigli, ‘cerca un lavoro che gli italiani non vogliono più fare’. Ora è assunto come magazziniere di notte, e vuole prendere un attestato A2 per poter accedere al mutuo e comprare casa”. Una storia tra le più positive, ma non isolata: “Moltissimi dei nostri alunni sono riusciti a trovare lavoro”. Di certo, hanno avuto una chance di integrazione in più.

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