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    Produrremo acqua sulla Luna: una scoperta made in Italy per colonie spaziali

    Gli esperimenti di Politecnico Milano e OHB Italia per estrarre ossigeno dalla sabbia lunare

    di Redazione Open Innovation | 10/05/2021

Un processo chimico-fisico che permette di estrarre l’ossigeno dalla regolite, cioè la sabbia lunare. È questa la ‘ricetta’ che permetterà di produrre acqua sulla superficie lunare, un grande risultato scientifico frutto degli esperimenti e della collaborazione tra Politecnico di Milano e OHB Italia all’interno del progetto ISRU (In-Situ Resource Utilisation) dell’Agenzia Spaziale Europea, con l'importante contributo dell'ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana.

Un passo avanti importante, tutto Made in Italy, nel programma a lungo termine che punta alla colonizzazione umana della Luna e che non può prescindere dall’utilizzo in loco delle risorse del pianeta: acqua, ossigeno e idrogeno sono elementi fondamentali per il supporto alla vita di un equipaggio per periodi prolungati. Un percorso che prevede tappe ravvicinate: nel 2024 sono previste missioni con astronauti, precedute da quelle del programma ARTEMIS della NASA (in collaborazione con l’ESA): a fine 2021 senza equipaggio, mentre la seconda nel 2023 prevede anche astronauti per una circumnavigazione del nostro satellite.

I protagonisti della scoperta

Il gruppo di ricerca, guidato dalla professoressa Michèle Lavagna, ha utilizzato un impianto prototipale realizzato e installato nei laboratori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico, grazie alle differenti competenze presenti in Ateneo e alle capacità sistemistiche di OHB Italia.

Alimentando l’impianto con sabbia simulante il suolo lunare polare, i ricercatori sono riusciti a produrre il quantitativo di acqua atteso, estraendo ossigeno dagli ossidi presenti nei minerali che compongono il terreno del nostro satellite. Il sottile strato di sabbia polverosa che ricopre la Luna, in effetti, contiene minerali che si trovano anche sulla Terra: questo ha consentito l’impiego di processi di trasformazione chimica noti nelle applicazioni industriali terrestri.

Una capacità produttiva fondamentale, dunque, che svincola le future basi lunari dall’uso di sistemi a ciclo aperto che richiedono continuo rifornimento da Terra, semplificando la logistica e riducendo i costi relativi al trasporto di materiali: un contributo prezioso alla ricerca e al futuro della Space Economy.

 

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