Verrà aperta una nuova finestra
Immagine della notizia
Approfondimenti

12/10/2017

Nuovi kit per diagnosi veloci e precise contro Chikungunya, Zika, Malaria, Dengue e malattia di Chagas

dall'organizzazione Regione Lombardia

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Il mondo ha sempre meno confini: e così le malattie. Complice il turismo di massa, gli spostamenti migratori e i cambiamenti climatici, l’Italia deve fare i conti con patologie nuove o che credeva scomparse sul proprio territorio. In questo scenario, il progetto “READy” si candida a fare la differenza, anche grazie al finanziamento da oltre 3 milioni di euro di Regione Lombardia (fondi POR-FESR 2014-2020), erogato tramite uno degli Accordi per la Ricerca previsti dalla legge regionale dell’ottobre 2016, “Lombardia è ricerca”.

Obiettivo di READy, progetto del valore di 5 milioni e 350 mila euro, è la progettazione di un ventaglio di prodotti per l’individuazione di infezioni da patogeni nuovi e/o emergenti. Infezioni che già oggi creano allarme. Basti pensare alla Chikungunya, malattia virale trasmessa da zanzare tigre infette, caratterizzata da febbre e forti dolori articolari: i casi segnalati di recente ad Anzio hanno costretto la Asl 2 di Roma a sospendere le donazioni di sangue per un milione 300 mila romani, con inevitabili problemi nel rifornire gli ospedali. E ancora, torna a fare paura la malaria, con quattro braccianti infetti morti in provincia di Taranto e il decesso di una bimba a Trento, ad agosto, con ancora molte incognite sulle modalità di trasmissione di questa parassitosi. Ma i nuovi test andranno a caccia anche dei virus di Dengue e di Zika.

Capofila del progetto è DiaPro Diagnostic Bioprobes Srl, PMI con base nel milanese a Sesto San Giovanni e già trenta anni di esperienza nel campo dell’immunodiagnostica delle malattie infettive, 8 milioni di fatturato realizzati per il 90% sui mercati esteri: Latino America, Medio Oriente e da ben dieci anni anche Cina. Quindi altre due realtà industriali: la milanese PRIMM Biotech, fornitrice di prodotti e servizi biotecnologici e farmaceutici, e HTA Srl, PMI bresciana attiva da oltre 25 anni nella produzione di strumenti scientifici per laboratori di analisi.

L’altro punto di forza del progetto READy è indubbiamente l’alleanza con ben sei tra atenei e centri di ricerca milanesi, che possono contare su ramificazioni in tutto il territorio regionale. Tra i partner ci sono infatti il Laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze dell’Ospedale Sacco, centro che vanta collegamenti a livello internazionale con le principali strutture di ricerca sul tema del progetto; l’Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare del CNR; il laboratorio di Ricerca Traslazionale della Fondazione Istituto Nazionale di Genetica Molecolare-INGM; il laboratorio di biologia molecolare, biochimica e protein science dell’Università degli Studi di Milano; i gruppi di ricerca del Dipartimento di Fisica e di quello di Elettronica Informativa e Bioingegneria del Politecnico di Milano; l’Università Milano Bicocca.

I 30 mesi del progetto porteranno tra l’altro allo sviluppo di una nuova piattaforma per diagnosi rapide, di basso costo (meno di 1€ per la parte usa e getta) e di rapida produzione (per emergenze che richiedono ampi screening di popolazioni a rischio), applicabile oltretutto in contesti con scarse infrastrutture o sparsi sul territorio quali piccoli ospedali, ambulatori, luoghi sensibili come centri di raccolta di migranti.

Il CEO Marchisio: presto necessari test di massa

DiaPro crede molto in READy, in cui mette a disposizione la propria conoscenza del mercato e due test, uno centrato sulla tecnologia ELISA, adatto a laboratori standard, e uno sulla tecnologia CLIA basato sull’uso di particelle magnetiche, pensato per laboratori automatizzati. Al Politecnico invece il compito di realizzare il nuovo device portatile, utilizzabile anche da personale non esperto, da integrare con i bioreagenti sviluppati dagli altri partner del progetto.

“L’Italia per stare al passo con le sfide del mondo globalizzato ha necessità di investire nel settore strategico della diagnostica clinica – spiega il CEO di DiaPro Edoardo Marchisio -, settore in cui puntiamo a coprire un nuovo segmento di mercato visto che a oggi i maggiori competitori producono test per malattie tropicali ma senza l’approccio tecnologico innovativo e i patogeni su cui si concentra il progetto READy”.

La richiesta dunque c’è e ci sarà: “Il sistema trasfusionale francese già da tempo prevede come test di routine quello per la malaria. Quello che è successo a Roma con la Chikungunya poi ci fa capire che tutto è cambiato, anche il clima, più favorevole alle zanzare veicolo di virus. Ci sono inoltre patologie poco conosciute ma molto, vedi la malattia di Chagas, una parassitosi endemica in alcuni paesi del Sud America. Il problema che poniamo, e per cui proponiamo un insieme di strumenti diagnostici innovativi, è reale”, sottolinea Marchisio.

Grande, Ospedale Sacco: urgenti nuovi strumenti

Scenari e rischi li tratteggia poi il dottor Romualdo Grande, uno dei referenti del progetto per l’UOC laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze dell’Ospedale Sacco insieme alla professoressa Maria Rita Gismondo, responsabile della Uoc, e alla dottoressa Nadia Zanchetta. “READy è un progetto molto importante per noi. Come centro di riferimento sulle malattie tropicali, ogni giorno riscontriamo problemi nelle diagnosi di laboratorio, per via di strumenti dalla sensibilità e specificità minore rispetto a quelli usati per patogeni endemici del nostro territorio. È chiaro che questi ultimi vengono sviluppati più facilmente, visto che interessano un grande numero di persone iscritte al SSN e che l’industria diagnostica ha poco interesse a investire sulle malattie tropicali, perché prevede scarsi ritorni. Dobbiamo però pensare che ci sono stati grandi cambiamenti, e che potremmo trovarci a fronteggiare future epidemie da patogeni non endemici”.

Proprio il Sacco ha suggerito di orientarsi anche verso un test rapido, utilizzabile sul campo da personale non specializzato. Grande promuove poi il rafforzamento della diagnostica esistente per individuare Dengue, Chikungunya, malattia di Chagas. Quest’ultima “può produrre conseguenze devastanti sull’approvvigionamento di sangue, organi e tessuti – spiega il medico -. Anche perché il soggetto infettato si presenta come perfettamente sano, se non sottoposto a test specifici. Non a caso in Spagna abbiamo avuto i primi casi di malattia di Chagas trasmessa per trasfusione, e il conseguente potenziamento della diagnostica: purtroppo, si tratta di una patologia difficile da individuare in laboratorio, i test indiretti sono suscettibili di miglioramento”.

Il dottor Grande sollecita inoltre “una nuova diagnostica per capire anche lo stadio dell’infezione da schistosoma, un parassita diffuso nei climi tropicali, infezione particolarmente grave quando colpisce soggetti già ammalati di epatite virale. “Il nostro sistema sanitario dovrà sicuramente fare i conti con questi pericoli per le nostre banche del sangue e degli organi”, conclude il microbiologo.

L’altra preoccupazione è data da Malaria e Chikungunya, segnalata ad esempio già nel 2007 a Castiglione di Ravenna. Su questo secondo fronte la battaglia è più complessa, data la maggiore resistenza e il carattere infestante della zanzara tigre veicolo di questa temibile arbovirosi rispetto alla zanzara responsabile della trasmissione della malaria. “Occorrono tempi di analisi più brevi – riassume Grande - per inquadrare velocemente un eventuale pericolo per la sanità pubblica e arginarlo con contromisure. E per evitare che arbovirus come Chikungunya e Dengue diventino endemici sul nostro territorio”. Il rischio c’è, dovuto anche ai cambiamenti climatici: vedi lo schistosoma “di cui sono stati riscontrati casi autoctoni in Corsica: si pensava che le temperature europee invernali rendessero impossibile la replicazione in natura di questo verme, non è così. La Chikungunya poi da noi è arrivata a tre focolai autoctoni in dieci anni, segno di una maggiore facilità con cui il patogeno si replica dentro la zanzara tigre infetta probabilmente per l’aumento delle temperature”.

Le ricadute sul territorio

READy si muove dunque su due fronti, uno privato e l’altro pubblico. Per quel che riguarda il primo, il progetto rafforzerà evidentemente le tre aziende lombarde, dotandole di strumenti innovativi e molto interessanti per quei Paesi in cui le patologie oggetto di screening sono endemiche, come in Sud America. Per fare un esempio, un nuovo test serologico per Zika, Dengue e Chikungunya potrebbe inserirsi nel mercato dello screening delle sacche del sangue per trasfusione (si parla di 3 milioni di sacche l’anno solo in Brasile) e dello screening pre-natale (con un tasso di natalità sud americano di ca.15 nascite per 1000 abitanti).

I vantaggi però interesseranno anche le strutture della sanità pubblica lombarda. Un esempio su tutti: un nuovo test semplice e sensibile migliorerebbe il sistema di sicurezza predisposto in Lombardia per emoderivati e trapianti d’organo che attualmente costituiscono, nel 3% dei casi, causa di infezione da nuovi patogeni.

Il progetto prevede poi anche 16 nuovi contratti di lavoro, distribuiti tra i partner assegni di ricerca, assegni post dottorato e a ricercatori under 35. In tutto, verranno coinvolti 50 ricercatori e tecnici di laboratorio, per un impegno complessivo annuo di 80 persone.

Nessun allegato selezionato.
Tag di interesse
Non sono presenti aree di interesse associate a questo contenuto