È un importante passo avanti nel trattamento loco-regionale dei tumori quello compiuto al Policlinico di Milano dal team della Radiologia, diretto da Gianpaolo Carrafiello, che è anche professore ordinario e direttore della Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica dell'Università degli Studi di Milano.
Si tratta di una procedura mini-invasiva, che permette di distruggere con estrema precisione una lesione tumorale sfruttando il calore generato da microonde, senza dover ricorrere a un intervento chirurgico tradizionale e con una vera rivoluzione: l’utilizzo della risonanza magnetica ad alto campo come guida operativa. Si tratta del primo trattamento del genere in Italia.
Quando la risonanza fa la differenza: i nuovi scenari
Nel caso clinico trattato a inizio giugno, la piccola lesione epatica risultava visibile solo con la risonanza magnetica, mentre era invisibile alle altre tecniche diagnostiche come ecografia, tomografia computerizzata (TC) e cone-beam CT (CBCT). Questo ha reso necessaria l’adozione di un approccio del tutto nuovo, finora mai utilizzato in Italia.
“Abbiamo trasformato una tecnologia normalmente dedicata alla diagnostica in uno strumento operativo ad alta precisione - spiega Carolina Lanza, radiologa interventista dell’Ospedale -. Questo tipo di approccio apre a scenari completamente nuovi per la radiologia interventistica, soprattutto nel trattamento dei tumori difficilmente visualizzabili con le metodiche di imaging utilizzate di norma nella pratica clinica”.
“La risonanza magnetica ci ha permesso di visualizzare con chiarezza la lesione e di guidare l’ago con precisione millimetrica - Alessio Angileri, radiologo interventista dell’Ospedale -. È un ambiente più complesso rispetto alla TC, ma ci offre un livello di dettaglio impareggiabile”.
Un lavoro d’équipe che guarda al futuro
Si tratta di un approccio pionieristico a livello nazionale, in quanto è stata utilizzata un’apparecchiatura di risonanza magnetica che è presente in molti ospedali ma che viene prevalentemente o quasi esclusivamente utilizzata per l’esecuzione di esami diagnostici.
Il successo dell’intervento è stato possibile grazie alla sinergia tra diverse figure professionali, tutte altamente specializzate. Un lavoro multidisciplinare che ha coinvolto l’equipe di radiologi interventisti, epatologi, anestesisti e tecnici di radiologia, infermieri, ognuno con un ruolo determinante.
(credits: Policlinico di Milano)
“Ogni caso come questo va pianificato nei minimi dettagli - commenta Pierpaolo Biondetti, radiologo interventista dell’Ospedale - La collaborazione continua tra noi radiologi, gli anestesisti e i clinici ci ha permesso di offrire al paziente la soluzione più efficace, personalizzata e sicura”.
Una strada aperta per il futuro
Il Policlinico di Milano si conferma così un centro di riferimento per l’innovazione in sanità, capace di coniugare tecnologia avanzata, cura del paziente e ricerca applicata, portando la medicina verso un futuro sempre più personalizzato e mini-invasivo.
“Quello che abbiamo fatto non è solo un intervento riuscito, è la dimostrazione che è necessario avere a disposizione apparecchiature sempre più performanti, che ci porteranno ad estendere questo approccio anche ad altri tipi di lesioni e patologie” conclude Gianpaolo Carrafiello.
Il Policlinico, IRCCS e sede universitaria
La Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, meglio nota come Policlinico di Milano, è un ospedale generale e IRCCS - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, dunque oltre all’assistenza svolge attività di ricerca biomedica e sanitaria di tipo clinico e traslazionale, che prevede cioè il trasferimento rapido delle terapie dai laboratori al letto del malato.
Il Policlinico è sede universitaria: oltre al corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia propone nove lauree sanitarie.
(fonte: sito del Policlinico di Milano)