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14/06/2022

Alzheimer, studio bresciano per terapia innovativa con stimolazioni elettriche

UniBs e Spedali Civili: miglioramento significativo dei disturbi di memoria monitorabile a domicilio

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Arriva da Brescia un’innovazione che potrebbe avere un impatto significativo nel trattamento degli stadi iniziali dell’Alzheimer: anche a domicilio.

La novità è stata illustrata in un articolo, pubblicato dalla Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Brescia e dall’UOC Neurologia 2 dell’ASST Spedali Civili di Brescia, sotto la direzione del professor Alessandro Padovani, nel numero di maggio della prestigiosa rivista “Annals of Neurology”.

Lo studio, coordinato dalla professoressa Barbara Borroni, verte appunto sugli effetti di una terapia innovativa per la malattia di Alzheimer: “Increasing brain gamma activity improves episodic memory and restores cholinergic dysfunction in Alzheimer’s disease” (Ann Neurol. 2022 May 24 Doi: 10.1002/ana.26411. PMID: 35607946).

Il lavoro scientifico, che vede come primo autore il dottor Alberto Benussi, riporta gli effetti di un trattamento di stimolazione elettrica non invasiva in grado di sincronizzare i ritmi cerebrali, grazie al quale è stato osservato un miglioramento significativo dei disturbi di memoria unitamente a un miglioramento dell’alterazione dei circuiti corticali cerebrali associati alla malattia.

La demenza da Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni in Italia, vengono stimati circa 500 mila pazienti – spiega il professor Padovani -. La malattia colpisce principalmente la capacità di ricordare, si ripercuote sulla capacità di pensare e determina cambiamenti di umore e disorientamento. Un costo enorme a livello psicologico per i malati e le famiglie, ma anche un notevole impatto sul sistema socio-sanitario. La messa a punto di nuove strategie terapeutiche è un obbligo morale per chi si occupa di malattia di Alzheimer”.

Nella malattia di Alzheimer, i ritmi o “onde” cerebrali tendono a rallentare progressivamente, associandosi a un graduale peggioramento dei sintomi, in particolare del disturbo di memoria. Il trattamento di stimolazione, denominato gamma t-ACS, prevede la somministrazione di deboli onde elettriche mirate a normalizzare i ritmi cerebrali a una frequenza fisiologica.

È allora la professoressa Borroni a raccontare che “in considerazione dei risultati estremamente incoraggianti, stiamo mettendo a punto un sistema per indurre effetti a lungo termine tramite stimolazioni ripetute quotidianamente, con un protocollo di applicazione domiciliare. Questo permetterebbe di ‘portare la terapia a casa del paziente’, con un monitoraggio effettuato dal personale sanitario in telemedicina, una riduzione degli accessi in ospedale e una migliore risposta ai bisogni dei pazienti e dei loro famigliari. Qualora venissero confermati questi risultati – prosegue Borroni - la terapia con gamma-tACS potrebbe trovare un ampio spazio nell’ambito del trattamento della malattia di Alzheimer, in particolare nelle fasi iniziali”.

Dove nasce la ricerca: l’Università degli Studi di Brescia

Quello bresciano è un ‘giovane’ ateneo pubblico di medie dimensioni, fortemente radicato in un territorio tra i più ricchi e innovativi d’Europa.

L’offerta formativa dell’Università degli Studi di Brescia, da sempre attenta a valorizzare le eccellenze imprenditoriali e del mondo sanitario bresciano, si articola in quattro macroaree: Economia, Giurisprudenza, Ingegneria e Medicina, per un totale di 8 Dipartimenti.

Prevede corsi di laurea triennale, corsi di laurea magistrale, corsi di laurea magistrale a ciclo unico, corsi di dottorato di ricerca, scuole di specializzazione, corsi di dottorato di ricerca, scuole di specializzazione e master universitari di I° e II° livello.

Altra protagonista della linea di ricerca sull’Alzheimer è l’ASST Spedali Civili, che affonda le sue radici nell’Hospitale unum magnum et universale, fondato nel 1427 per riunire in un’unica struttura le molteplici istituzioni che si occupavano di assistere infermi e indigenti; istituzioni i cui riferimenti simbolici sono ancora presenti nello stemma storico dell’Azienda.

Con i suoi 6.800 dipendenti, 1.600 posti letto attivi, 62 Reparti di Ricovero, 40 mila interventi chirurgici e 5 milioni di prestazioni ambulatoriali l’anno, è tra le più importanti aziende sanitarie lombarde e italiane. Costituita da 4 presidi ospedalieri e più di 50 articolazioni territoriali, è un Ente Sanitario di rilievo nazionale e internazionale, a intensa presenza di alte specialità.

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