• Coibentazione ed efficientamento energetico, per innovare coinvolgere gli atenei

    di Redazione Open Innovation

* di Maria Cristina Pasi - Innovation strategist and Managing Partner IZAR * 

13 agosto 2020

I sistemi di coibentazione termica sono costituiti da quei materiali semplici e complessi e quelle operazioni che consentono di ridurre la dispersione del calore tra due ambienti a temperature differenti. Il parziale o totale isolamento termico che ne deriva consente di realizzare un risparmio energetico nei processi di riscaldamento e raffrescamento degli ambienti chiusi.

I sistemi di coibentazione nell’ambito edilizio rappresentano pertanto uno dei modi per contribuire al risparmio energetico complessivo globale, finalizzato non solo alla salvaguardia delle fonti di energia esistenti sul pianeta, ma anche alla salvaguardia della salute, relativamente alla riduzione indiretta delle emissioni di CO2 e di altri prodotti di combustione formantisi durante il processo di riscaldamento degli involucri abitativi. Quale sia l’impatto di tali reazioni di combustione sui cambiamenti climatici non è quantificabile; tuttavia le valutazioni scientifiche fanno ritenere che l’impatto del surriscaldamento dell’atmosfera sul clima sia certamente significativo, sebbene in un ampio arco temporale.

Dato il carattere globale del problema le delibere legislative internazionali hanno di gran lunga anticipato le posizioni nazionali che si sono susseguite, riflettendo in maniera coerente le norme internazionali emanate.

A oggi le norme nazionali non sono altro che il recepimento di quelle europee e il loro adattamento alle fasce climatiche locali. Gli interventi di isolamento termico in edilizia sono regolati da disposizioni della Comunità europea a cui i progettisti e gli applicatori devono attenersi. È opportuno pertanto informarsi in maniera molto dettagliata circa i requisiti della legge, sia in quanto consumatori e utenti di tali tecnologie sia in qualità di formulatori e produttori dei sistemi coibentanti.

Il tema è sicuramente vasto e complesso e si presta a diverse profonde valutazioni estremamente settorializzate per tipologia di intervento e sezione dell’involucro abitativo su cui si vuole o deve intervenire.

Vorrei, tuttavia, soffermarmi ad analizzare il problema, o meglio, l’opportunità da una prospettiva differente: l’offerta delle imprese di settore rispetto ai bisogni dei cittadini e il derivante stimolo all’innovazione attraverso lo sviluppo di idee innovative che sappiano risolvere o mitigare il problema proponendo soluzioni diverse da quelle esistenti standard, che possano:

  • risolvere le eventuali lacune esistenti nei prodotti attuali
  • soddisfare esigenze di economia diverse nella comunità degli utenti
  • stimolare l’intera catena del valore soprattutto sollecitando la ricerca e lo sviluppo nel settore dei nuovi materiali, anche secondari,
  • impattare in maniera significativa sul sistema imprenditoriale domestico.

È fondamentale focalizzare l’attenzione sull’offerta dei contenuti, stimolare il settore edilizio, chimico, architettonico, favorire gli interventi di ristrutturazione nella maniera più ampia possibile rendendoli fattibili anche sull’esistente, al minimo costo, a vantaggio non solo del settore edilizio privato, ma anche pubblico che tanto ha necessità di restyling e ristrutturazione non solo estetica, ma anche e, soprattutto, funzionale.

Per questo sarebbe opportuno spostare il focus dell’informazione di settore dalla mera contrapposizione distruttiva delle tecnologie differenti da quelle proposte (il cosiddetto altro da sé…) sulle performance certificate da enti che siano terzi rispetto all’impresa.

Penso allora al contributo che gli Istituti Universitari e i Politecnici potrebbero dare in questo senso, proponendosi come arbitri super partes nella comparazione delle varie soluzioni, nella esaltazione delle loro differenziazioni che spesso li rendono non tanto competitivi l’uno contro l’altro ma complementari rispetto alla soluzione di un problema di coibentazione termica.

In poche parole, sarebbe utile e importante traslare la ‘guerra dei poveri’ verso una collaborazione tra imprese nel proporre un portafolio prodotti atto a soddisfare tutte le esigenze.

I prodotti per la coibentazione energetica, ad esempio, a livello di rivestimenti, potrebbero soddisfare l’esigenza di interventi all’interno della singola unità abitativa laddove problematiche di natura condominiale piuttosto che di natura artistico paesaggistica rendono non proponibile l’utilizzo di sistemi standard ad alto spessore e non inseribili in contesti di valore architettonico  (si pensi agli interventi sulle facciate degli edifici storici, piuttosto che gli interventi in edifici che non possono essere demoliti, ma solamente ristrutturati secondo condizioni molto restrittive).

Il dibattito dovrebbe spostarsi verso la spinta allo sviluppo di soluzioni di innovazione dirompente che,  anziché prefiggersi di  sostituire soluzioni esistenti miri a risolvere i bisogni ancora aperti del cittadino , della comunità del consumatore.

Quali possono essere le giuste soluzioni che consentano l’intervento su strutture quali quelle sotto riportate?

Cosa fare in un edificio di questo tipo?

Oppure in un interno di questo tipo qualora sia possibile soltanto una ristrutturazione dall’interno?

Quali materiali si possono studiare, sviluppare e applicare al fine di trovare alternative alle soluzioni esistenti?

Esiste una comparazione affidabile, non ‘di parte’, che consenta di fare uno screening delle soluzioni esistenti e di indirizzare la ricerca verso nuovi orizzonti?

 

CONDIVIDI

1 comment

Enrico DeAngelis

14/08/2020 at 15:57

Cara Maria Cristina, non ho capito cosa abbia mosso il suo interesse nel merito, ma riconosco che sta dicendo molte cose ragionevoli. Le rispondo perché penso di avere alcune competenze in materia, anche se non saprei risponderle in due parole. Il tema - come dice lei - è piuttosto ampio e le possibili modalità di intervento di efficientamento energetico di un edificio sono molte, così come è ampia la variabilità di costi e impatti nel ciclo di vita che possono comportare.

Certamente il mondo della ricerca può dare un contributo ma ci vorrebbe anche lo spazio per configurare la domanda di ricerca, nonché le risorse per poter dare risposta a tale domanda. Non basta "proporsi come arbitri", se il mondo non vuole essere arbitrato, tanto più in un contesto in cui il "regolatore" (la politica) ha progressivamente sempre più sottostimato il contributo che "gli esperti" possono dare, limitandosi a pretendere risposte rapide, spingendo alla competizione più che alla collaborazione e tante altre questioni che sarebbe troppo lungo affrontare qui.

CONDIVIDI

I nostri canali social