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24/03/2025

Space Economy: in orbita i cubesat HERMES progettati dal PoliMI

Ecco obiettivi e tecnologie in campo nel progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana

Redazione Open Innovation

È in orbita la Costellazione di sei nanosatelliti HERMES. Pathfinder (High Energy Rapid Modular Ensemble of Satellites): un progetto finanziato principalmente dall’Agenzia Spaziale Italiana - ASI con il contributo tecnico/scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), del Politecnico di Milano, dell’Università degli Studi di Cagliari, che permetterà di rilevare e localizzare eventi astronomici casuali come i lampi di raggi gamma, inviando in tempi brevissimi un avviso alla comunità scientifica.

I sei Cubesat puntano a rappresentare una svolta nel campo dell’astrofisica multi-messaggero ad alta energia e dell’impiego di nanosatelliti per missioni spaziali sfidanti: la costellazione realizzata sotto la guida dell’ASI sarà infatti in grado di monitorare in modo continuo quasi tutto il cielo rilevando le coordinate degli eventi cosmici avvenuti, grazie alle sue capacità di co-puntamento.

I satelliti sono stati lanciati lo scorso 15 marzo grazie al vettore Falcon 9 della missione Transporter 13 di Space X, partita dalla Vandenberg Space Force Base (VSFB) in California.

Quindi sono stati rilasciati attraverso una piattaforma ION sviluppata da D-Orbit (l’azienda di Fino Mornasco capofila di NOCTUA, uno dei progetti vincitori del Bando Call Hub Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia) e quindi collocati su un’orbita eliosincrona a un’altitudine di circa 500-520 chilometri.

Il contributo del Politecnico di Milano

I sei satelliti HERMES Pathfinder sono stati progettati, realizzati e integrati nelle strutture del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico (DAER) di Milano (l’unico dipartimento universitario in Italia interamente dedicato agli studi aerospaziali), mentre i sei payload a raggi X/gamma sono stati sviluppati, integrati, testati e calibrati nelle strutture INAF a Roma e della Fondazione Bruno Kessler a Trento. Il software di bordo dei payload è stato realizzato a cura dell’Università di Tubingen.

I test ambientali finali sui satelliti sono stati svolti dal Politecnico di Milano, sfruttando le strutture del Politecnico stesso per la qualifica e accettazione meccanica e gli impianti presso Thales Alenia Space e presso INAF Roma per la qualifica in termo-vuoto.

La Rettrice Sciuto: contributo determinante, sinergie efficaci

Il Politecnico di Milano ha dunque un ruolo determinante in diverse fasi - ha sottolineato Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano -. Decisivo il ruolo del laboratorio Advanced Space Technologies for Robotics & Astrodynamics (ASTRA) del DAER, leader nella ricerca aerospaziale, e del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB), che ha contribuito con la progettazione dei circuiti integrati dello spettrometro e allo sviluppo del software di bordo. Questo progetto evidenzia nuovamente la capacità dell’Ateneo di essere all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, oltre alla sua abilità di creare sinergie efficaci di fronte a sfide significative alle quali questa missione contribuirà con sicuri risultati”.

Le innovazioni e le competenze in campo

Gli spettrometri HERMES, frutto di una ricerca pluridecennale da parte di un’ampia collaborazione di ricerca Italiana (REDSOX), raggiungono alte risoluzioni energetiche grazie all’impiego di Rivelatori a Deriva a Semiconduttore (SDD), inventati nel 1982 dal professor Emilio Gatti del DEIB del Politecnico di Milano insieme con Pavel Rehak del Brookhaven National Laboratory, e grazie alla microelettronica di elaborazione dei segnali, ideata progettata e caratterizzata al DEIB nel Semiconductor Devices and Integrated Circuit Laboratory, sotto la guida del professor Giuseppe Bertuccio, in collaborazione con il Laboratorio di Microsistemi Integrati e Sensori  del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione dell’Università di Pavia diretto dal professor Piero Malcovati. 

Al DEIB, inoltre, il gruppo guidato dal professor Fabrizio Ferrandi ha contribuito allo sviluppo del software di bordo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali (DAER) del Politecnico di Milano.

In particolare, il gruppo di Architetture del DEIB è stato coinvolto nella specifica dei requisiti e nell’implementazione del software del computer di bordo dei nanosatelliti. Per aspetti legati alla verifica funzionale del software di volo è stata coinvolta anche una startup del DEIB, “Blue Signals”, fondata dai professori William Fornaciari e Davide Zoni.

(fonte: sito del Politecnico di Milano)

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