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    Covid-19, nelle parole più cercate su Google la nuova vita degli italiani

    Le query più cercate, il rischio fake news e l’accordo con l’OMS

    di Redazione Open Innovation | 02/04/2020

L’emergenza sanitaria che ha colpito il Paese ha sconvolto la quotidianità di tutta la popolazione e, come spesso accade in situazioni straordinarie, è proprio la ricerca di informazione, soprattutto online, che delinea stati d’animo, dubbi e necessità da parte di tanti. Google ha analizzato le query più cliccate tra il 23 febbraio (giorno in cui si sono avute le prime vittime italiane) e il 23 marzo 2020, nel picco della diffusione del Coronavirus, in un contesto quindi di piena emergenza.

Dai risultati dello studio Google sulla propria piattaforma risulta che nel periodo monitorato vi è stata la forte necessità di informazioni pratiche che variano dai contenuti dei decreti, ai moduli per l’autocertificazione, gli aggiornamenti sul diffondersi della pandemia, ma anche chiarezza sul congedo parentale, fondamentali per i tanti genitori con bambini a casa da scuola. Ricerche che disegnano la nostra nuova quotidianità ai tempi dell’epidemia.

Certamente vi sono alcune parole chiave che accompagnano la quasi totalità dei contenuti tra social, canali media e, più in generale l’intero flusso di comunicazione legato al coronavirus. Gli italiani hanno voluto fare chiarezza chiedendo a Google delucidazioni su Decreti/dpcm, differenze tra zona rossa e zona arancione, i principali sintomi legati a Covid-19, fino ad avere aggiornamenti sulle possibili soluzioni farmacologiche di contrasto al virus tra farmaci o vaccini.

Sono tre i “Perché” che gli italiani hanno ricercato con più frequenza: “Perché il coronavirus in Italia?” e “Perché si chiama Covid-19?”: segno, la prima, della percezione dell’eccezionalità della situazione italiana.  Curioso il terzo interrogativo - “Perché in Russia non c’è il coronavirus?” -, grazie alla quale sono state inoltre chiarite alcune fake news che circolavano sui social: in realtà in Russia il contagio è arrivato, non senza polemiche sulla comunicazione dei dati ufficiali che si teme siano inferiori a quelli reali.

L’esempio è utile a ricordare quanto sia alto il rischio di diffusione di fake news legate all’epidemia. Anche per questo, ora digitando “coronavirus” o Covid-19 su Google.it, prima dei risultati della ricerca una banda di colore rosso avverte che si tratta di un argomento “sensibile”, mentre subito sotto vengono presentati i link a fonti autorevoli, ovvero l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e il ministero della Salute.

La ricerca di informazione passa anche da una ricerca di chiarezza e “cosa significa?” è stata una query molto presente in abbinamento a termini quali: pandemia, quarantena, focolaio, “comprovate esigenze lavorative”, intubare o immunodepressione

 

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