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    Ecco Cogitor, primo robot ‘liquido’ per esplorare abissi e pianeti

    Progetto coordinato dall’ITT, finanziato dalla UE con 3,5 milioni di euro: punta ad ambienti estremi

    di Redazione Open Innovation | 10/11/2021

Un robot sferico come una cellula, con al suo interno un liquido che svolge tutte le funzioni di un computer di controllo e ricoperto da una 'pelle’ in grado di ripararsi da sola e di percepire le pressioni esterne come fosse uno schermo tattile: questo è Cogitor, il primo esempio di robotica liquida sviluppato dall’Istituto italiano di Tecnologia, grazie ai tre milioni e mezzo di euro forniti dall’Unione europea.

Il progetto prevede una nuova specie di macchine, identificata con il nome di robotica liquida, appunto

un sistema cibernetico liquido a forma di sfera capace di sondare le profondità dell'Oceano, gli anfratti di un asteroide privo di gravità o all’estremo opposto pianeti gassosi dove la pressione non è sopportabile dalle tecnologie attualmente utilizzate, come Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Un progetto davvero innovativo e tecnologicamente avanzatissimo, che ha una durata di quattro anni e che sarà interamente guidato dall'Istituto italiano di Tecnologia di Genova, in collaborazione con la University of the West of England, i laboratori svizzeri dell'Empa, Plasmachem di Berlino e la belga Pno.

Nulla a che vedere con i film di fantascienza o con l’ultima idea di Elon Musk dei robot antropomorfi, che “richiedono un impiego enorme di risorse. Serve potenza di calcolo e tanta energia. Meglio trarre spunto da altri aspetti della natura, secondo il compito che il robot deve svolgere”, ha commentato alla presentazione di Cogitor Alessandro Chiolerio, responsabile del progetto con un passato da ricercatore al Politecnico di Torino prima di approdare all'IIt, che ha deciso di ispirarsi per la sua tecnologia alla forma della cellula

Successivamente Chiolerio ha trascorso due anni ai laboratori Jpl della NASA dove ha conosciuto Marco Quadrelli, un altro scienziato italiano, insieme al quale ha messo a punto la prima idea di robot liquido funzionante con piccole quantità di energia autoprodotte autonomamente: il principio di fondo è il modello cerebrale olografico teorizzato dal neuroscienziato viennese Karl Pribram negli anni Novanta, secondo il quale le informazioni sono il risultato di correlazioni fra gruppi di neuroni che creano infiniti pattern all'interno del cervello.

 

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