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    I geologi dello Spazio all’Ateneo di Pavia: qui rocce lunari e meteoriti

    I ricercatori dell’Experimental Mineralogy Lab indagano così la storia dell’Universo

    di Redazione Open Innovation | 21/08/2019

Il 20 luglio 1969 l’uomo metteva piede per la prima volta sulla Luna. A 50 anni da quel primo fondamentale passo, punto di svolta della tecnologia e della ricerca aerospaziale il cui anniversario è stato celebrato a livello mondiale, l’origine e la storia dell’Universo continuano non solo ad affascinare, ma anche ad essere oggetto di nuovi studi e ricerche.

A condurle, già da una decina di anni, i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia che ora, sotto la guida della docente Maria Chiara Domeneghetti e di Matteo Alvaro, coordinatore dell’Experimental Mineralogy Lab dell’Ateneo lombardo, sono a caccia di indizi sull’evoluzione dell’Universo attraverso l’analisi di meteoriti provenienti da un asteroide marziano e di Ureiliti, un raro tipo di meteorite contenente diamanti.

Pavia, pioniera in Italia nello studio dell’Universo

L’Università di Pavia, proprio grazie ai contatti della Professoressa Domeneghetti con colleghi americani, ha avviato già nel 2005 i primi studi su campioni lunari ed extraterrestri. “Tutto è iniziato con alcune rocce lunari forniteci da docenti dell’Università di Washington - spiega la docente -, materiale messo a disposizione dalla Nasa che a oggi ne conserva 382 chilogrammi, preziosissimo perché come tutti i minerali extraterrestri è in grado di fornire informazioni uniche sulla formazione e l’evoluzione della crosta lunare”.

In particolare, gli studi italiani si sono concentrati in un primo momento su reperti risalenti a 4 miliardi di anni fa, analizzandone nel dettaglio la composizione chimica. I risultati delle analisi dei campioni furono all’epoca pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Geochimica et Geochimica Acta.

Dai reperti lunari a quelli di Marte

Da quei reperti lunari, raccolti in particolare nel 1972 durante la missione NASA dell’Apollo 17, l’undicesima e ultima con equipaggio umano del programma spaziale americano Apollo, l’attenzione dei ricercatori italiani si è spostata verso altri materiali extraterrestri.

“In questo preciso momento – racconta la docente dell’Ateneo lombardo – stiamo analizzando meteoriti giunti a noi dall’asteroide 4 Vesta, nell’orbita di Marte, e alcuni Ureiliti. La fortuna di poter disporre di questo materiale – prosegue – non è tale solo dal punto di vista scientifico, ma anche economico. Le meteoriti, infatti, ci consentono di campionare gratuitamente i corpi del sistema solare senza inviare l’uomo nello Spazio, quindi risparmiando su costosissime spedizioni”.

Ogni frammento racconta una storia

Il team dell’Università di Pavia è attualmente impegnato nella ricerca sui reperti staccatisi da Vesta, secondo più grande e massiccio oggetto della fascia principale di asteroidi situata tra Marte e Giove. L’asteroide, che è stato visitato dalla sonda della NASA Dawn tra il 2011 e il 2012, venne scoperto dall’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers nel 1908. Di lui conosciamo diverse informazioni geologiche grazie ai meteoriti giunti sulla Terra dopo che il ‘pianetino’ fu colpito da un altro corpo celeste. Vesta ha temperature comprese tra i – 20 e i – 190° centigradi e viaggia alla velocità di circa 20 chilometri al secondo. “Strutture come Vesta – commenta la professoressa Domeneghetti – hanno grande fascino per me che sin da piccola, avevo 15 anni quando l’uomo mise piede sulla Luna, ho la passione per lo Spazio, passione che è divenuta lavoro e che cerco di trasmettere ogni giorno a studenti e componenti del mio team di ricerca ricordando loro che ogni frammento extraterrestre ha una storia e racconta una storia che racchiude anche la nostra origine di terrestri”.

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