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    PFAS, dal Mario Negri 20 sostanze alternative per ridurre l’impatto su salute e ambiente

    Molto usati dall’industria, grazie allo studio potranno essere sostituiti

    di Redazione Open Innovation | 20/12/2019

È del Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente del Mario Negri il recente studio promosso dal Ministero dell’ambiente con l’obiettivo di individuare dei potenziali sostituti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) con sostanze che abbiano un minore impatto sull’ambiente e sulla salute.

PFAS: cosa sono?

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), o acidi perfluoroacrilici, sono una famiglia di composti chimici ampiamente utilizzati dall’industria. Per semplificare si tratta di acidi molto forti resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione.  Da decenni sono stati utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa.

Negli ultimi anni i PFAS e i loro derivati sono stati sotto indagine per il loro effetto negativo sull’ambiente e sulla salute. È noto il caso dell’emergenza PFAS in Veneto causata dalla reiterata esposizione della popolazione ad acque e cibi contaminati.

Infatti i PFAS, se non ben monitorati durante i processi di lavorazione industriale, hanno la capacità di filtrare nelle acque sotterranee e di accumularsi nelle piante, incrementando il rischio di ingresso nella catena alimentare.

Una volta nella catena alimentare gli acidi tendono ad essere assorbiti dal sangue con conseguenze che sono tuttora oggetto di numerosi studi scientifici per il loro impatto sulla salute.   

Dove si trovano

Come dimostrato nella fase 1 dello studio del Mario Negri, i PFAS vengono impiegati per la produzione di una vasta gamma di prodotti. Qualche esempio: in ambito domestico sono utilizzati per rivestire le superfici delle pentole per conferire loro proprietà antiaderenti; oppure in detergenti e lucidanti per pavimenti, spray idrorepellenti per abbigliamento e calzature. ‍

Ma le applicazioni sono davvero moltissime: si trovano in teli e camici chirurgici in  tessuto non-tessuto,  trattati  per renderli impermeabili ad acqua e olio, anche in ‍tessuti, pelle, tappeti, abbigliamento e tappezzeria; in aviazione e nel settore aerospaziale e di difesa per prevenire  evaporazione,  incendi e corrosione.; nell’Automotive, per migliorare i sistemi di erogazione del carburante e per prevenire infiltrazioni di benzina; in cavi e cablaggi, per le loro proprietà  dielettriche, di bassa infiammabilità e per altre  proprietà meccaniche.‍

E ancora, i PFAS sono stati utilizzati nei prodotti da costruzione come tessuti di vetro, piastrelle, lastre di pietra, cemento o metallo; come additivi miscelati nelle pitture; in schiume antincendio ed equipaggiamenti antincendio.

I risultati dello studio

Il Laboratorio di Chimica e Tossicologia dell’Ambiente grazie allo studio ha stilato un elenco delle sostanze che possono sostituire i PFAS a catena lunga, definendo anche una graduatoria sulla base dell’impatto negativo sull’ambiente e sulla salute.

Sono state così individuate 20 sostanze alternative ai PFAS. A partire da questa lista, il Ministero ha l’obiettivo di fornire degli orientamenti precisi alle aziende che ne fanno maggiore uso.

 

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