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    Smart Working, si va verso la normalizzazione: il nodo normative

    Necessari accordi individuali o collettivi per una previsione di quasi 5 milioni di lavoratori

    di Redazione Open Innovation | 02/07/2021

L’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano ne è sicuro: presto i lavoratori coinvolti da modalità di “lavoro agile”, anche solo per qualche giorno al mese, saranno più di 5,3 milioni in tutta Italia.

La pandemia che stiamo vivendo ha cambiato radicalmente il modo di vivere il proprio lavoro quotidiano, sia per i lavoratori che per le aziende stesse: lo studio stima infatti che circa il 70% delle grandi imprese del territorio manterranno in media 2,7 giorni di Smart Working alla settimana, con i lavoratori che cresceranno esponenzialmente, se consideriamo che pre-Covid erano meno di 600 mila a utilizzarlo abitualmente.

Un cambio importante sia a livello produttivo sia culturale, che necessita però di accorgimenti e normative precise che disciplinino le modalità e gli orari di impiego, dal punto di vista del lavoratore come da quello del datore di lavoro.

Fino al 31 dicembre 2021 si continua dunque sulla strada dello Smart Working semplificato, che non prevede alcuna forma di accordo individuale tra azienda e lavoratore, ma successivamente si andrà verso la stipula di intese specifiche, per regolare con precisione i limiti temporali e i luoghi in cui è ammessa la prestazione lavorativa.

Gli approcci ipotizzabili sono principalmente due: il primo è considerato quello più ‘libero’, in linea con la legge 81/2017 sul lavoro agile, ritenuto da molti sufficiente a tutelare in maniera corretta entrambe le parti in causa; secondo l’altro, più ‘rigido’, non basterebbero invece accordi individuali ma, come proposto dal segretario confederale Cisl con delega a salute e sicurezza Angelo Colombini, sarebbe opportuno siglare “accordi interconfederali per settore o distinguendo tra pubblico e privato, per stabilire una cornice generale di riferimento”.

Di certo delle normative più chiare sembrano necessarie, basti pensare a un aspetto fondamentale come quello degli infortuni sul lavoro: l’Inail ha riconosciuto poco tempo fa a una lavoratrice che si è fatta male cadendo in casa mentre era in Smart Working un indennizzo da 20 mila euro. Anche se, di contro, vedendo quanto è successo nel 2020 con un calo del 13,9% rispetto al 2019, anche gli infortuni sul lavoro potrebbero in parte essere limitati da un maggiore ricorso al lavoro da remoto, dal momento che senza la necessità di doversi muovere verso gli uffici gli incidenti legati agli spostamenti casa - lavoro sono scesi del 38,3%.

 

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