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    L’inventore del Web a Campus Party: ‘salvare’ la rete per cambiare il mondo

    Tim Berners-Lee a Miano all’evento su innovazione e nuove tecnologie

    di Redazione Open Innovation | 26/07/2019

Quando sale sul palco l’inventore del Web, Tim Berners-Lee, un muro di smartphone si alza a immortalarlo dalla platea dei campuseros, i ragazzi e le ragazze che affollano Rho Fiera per Campus Party, la maratona dedicata a tecnologie e innovazione in corso fino a domenica 27 a Milano.

Il mondo, per come lo conoscono, è anche opera di questo informatico, insignito del Premio Turing nel 2016. E della sua idea, “vaga ma interessante” - così la definì il suo boss, come lui stesso racconta -: un documento, una teoria per mettere in rete istituti di ricerca diversi, permettendo loro di condividere e trasmettere lungo la linea telefonica dei documenti e di visualizzarli poi in video.

Una crescita esponenziale

Quella alla base del World Wide Web è forse la prima tecnologia esponenziale dei nostri tempi. Prima della crescita dei colossi di internet, prima dell’esplosione dell’economia dello sharing: alla base di tutto c’è nel 1989 l’idea di Berners-Lee, allora in forze al CERN (dove a marzo sono stati ufficialmente celebrati i 30 anni dalla nascita della Rete), sviluppata insieme a un altro collega, il belga Robert Cailliau.

In realtà, la prima vera e propria pagina web fu pubblicata solo due anni dopo, nel 1991, allo stesso tempo Berners-Lee e Cailliau s realizzarono anche il primo browser, un programma per sfogliare le pagine del web. Poi, la crescita in apparenza senza fine: lo stesso Berners-Lee la mostra con un grafico ai campuseros, spiegando come “dal primo nel luglio 1991 agli anni successivi il numero di hyperlink presenti sui server si moltiplicava a potenza di 10”.

Questa crescita è stata però per molti versi incontrollata. Questo è venuto a raccontare Berners-Lee ai giovani talenti che a Campus Party si mettono alla prova con hackathon, sperimentano la realtà virtuale, ascoltano CEO di grandi aziende per conoscere più da vicino il mondo del lavoro. Fake news, mancata tutela della privacy, interazioni all’insegna dell’odio sui social network: sono tanti i problemi che la Rete - per molti ormai un prolungamento naturale della propria vita offline -pongono all’attenzione di tutti.

Solid, un nuovo modello per il Web

Tra le domande dei ragazzi, molte intercettano questi nodi critici: aveva previsto lo sviluppo del Darkweb? Riusciremo a sviluppare algoritmi etici? Da parte sua, Berners-Lee mostra loro il proprio nuovo progetto, Solid: una piattaforma aperta e decentralizzata sviluppata al MIT per favorire un maggiore controllo sui propri dati, separandoli dalle applicazioni che li usano.

Perché, sottolinea Berners-Lee, “i miei dati personali sono miei, posso condividerli solo con chi decido io, mentre posso scegliere di condividerne altri in modo più aperto: questo migliora la protezione della privacy e la sicurezza dei dati”.

In pratica, con Solid i dati vengono immagazinati in POD (Personal Online Datastore), e da qui vengono resi disponibili a qualsiasi applicazione senza essere fisicamente duplicati e solo previa autorizzazione del proprietario dei dati stessi. La condivisione può però essere anche totale, o del tutto esclusa: la nuova concezione di Berners-Lee prevede cioé un sistema di tutela della privacy a seconda della tipologia dei dati, e a partire da questi invece che dalle richieste delle applicazioni.

L’invito ai giovani è dunque quello di guardare avanti ancora con ottimismo al web, consapevoli però che “tutto quello che costruiamo può essere usato male”. I rimedi? Il progetto Solid, anzitutto, ma anche un intervento dei governi (di questo l’inventore del Web aveva parlato diffusamente a marzo): perché quello che accade in rete ha conseguenze profonde off line, dove dobbiamo affrontare sfide “urgenti come il cambiamento climatico, o le democrazie in pericolo: e per farlo occorre prima ‘salvare’ il web”.

 

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