L'obiettivo è quello di favorire lo scambio di conoscenza in modo da rendere le aziende e i centri di ricerca aderenti alla community attivi nel:
- scambiare idee e impressioni sui trend di sviluppo e di mercato,
- promuovere collaborazioni e progetti congiunti capaci di aggregare diversi soggetti provenienti dal mondo dell'industria e della ricerca
- cercare, all'interno del territorio lombardo, le competenze necessarie alla realizzazione dei propri progetti industriali, non presenti in azienda
- favorire un mercato del lavoro ad elevato livello di professionalità
- indirizzare le linee di sviluppo sui temi delle tecnologie, della salute e del benessere,
- creare aggregazioni per la partecipazioni a bandi di ricerca e innovazione regionali, nazionali e internazionali,
- organizzare eventi online e offline di condivisione e networking.
Intervento cofinanziato dal POR-FESR Lombardia 2007-2013, Linea di intervento 1.2.1.1 Sottomisura C Misura 2, Titolo progetto: "Wearable Technologies & Internet of Things"
Tematica strategica regionale individuata in via prevalente: SCC1, Smart Living
Lo smart working: da eccezione a modalità istituzionale
Luigi Rosati
Pubblicato il 11/12/2017
Ultimo aggiornamento: 30/04/2019 alle 12:30
Il Ministero del Lavoro e del Welfare ha deciso di avviare una registrazione degli accordi di smart working tra organizzazioni e lavoratori, su apposita piattaforma online. Si tratta di una presa d’atto che conferma il carattere stabile di questa nuova forma di lavoro; il tasso di crescita dell’ultimo anno è del 14% e addirittura del 60% rispetto a quattro anni fa. I dati arrivano dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano che dal 2012 studia l’evoluzione del modo di lavorare delle persone.
Ma al di là del dato quantitativo qual è l’impatto sulle organizzazioni? Intervistata in un recente articolo, Carola Adami - esperte in ricerca e selezione del personale - tratteggia uno scenario positivo, in cui gli smart worker godono di maggiore serenità dal nuovo modello lavorativo. Un elemento da migliorare sta proprio nell’implementazione di strumenti a supporto, specie di natura digitale.
Secondo il Politecnico, il pieno supporto allo smart working (ovvero per almeno il 70% dei laboratori potenzialmente interessati a questo tipo di modello) porterebbe ad un aumento della produttività pro capite del 15% e, quindi, benefici indotti per il Paese, stimati in circa 13 miliardi. Infatti si può stimare, ad esempio, che il tempo medio risparmiato da uno Smart Worker per ogni giornata di lavoro da remoto sia di circa 60 minuti; considerando che ciascuno faccia anche solo una giornata a settimana di remote working il tempo risparmiato in un anno è dell’ordine di 40 ore per Smart Worker.
Se nelle grandi imprese lo smart working è qualcosa di concreto e reale per più della metà delle organizzazioni, per le PMI si tratta ancora di un fenomeno emergente.
Ed è in questo dato, secondo me, tutta la complessità del fenomeno: se da un lato il modello delle grandi organizzazioni si presta a scatti d’efficienza, specie sulla spinta della digitalizzazione, dall’altro, rimane il primato della prossimità e della contiguità fisica, per le piccole imprese. E questo elemento è vero anche per i team specializzati, specie per il management, laddove la comunicazione mediata non riesce a equilibrare i vantaggi della relazione interpersonale.
Qual è la vostra esperienza e la vostra opinione?
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