Verrà aperta una nuova finestra
Immagine della notizia
Foro regionale

06/03/2018

Guston, dall'Arizona al Foro lombardo: “Solo coinvolgendo i cittadini l’innovazione può essere equa”

L’esperto di Innovazione Responsabile, tra i 10 esperti di Regione per il nuovo organismo consultivo

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Professor Guston, quali sono stati i principali ambiti della sua attività di ricerca negli ultimi anni?

“A partire dal 2005 e fino al 2016 ho diretto il Center for Nanotechnology in Society dell’Università dell’Arizona, un grande centro di ricerca aperto dalla US National Science Foundation dedicato allo studio degli aspetti sociali dell’impiego delle nanotecnologie e di altre tecnologie emergenti. In quella veste ho contribuito a definire principi e metodi per avvicinarsi a quello che negli Usa viene definito lo ‘sviluppo responsabile’ delle nuove tecnologie emergenti, ovvero la cosiddetta anticipatory governance, che si concentra sulla costruzione di capacità di previsione, di coinvolgimento del pubblico, e di integrazione tra discipline diverse per sviluppare la capacità di agire nel presente tenendo a mente quali possono essere le evoluzioni future. La gran parte del mio lavoro di direttore consisteva nell’amministrare le attività di ricerca, ma mi sono anche impegnato nelle attività di studio sulla anticipatiry governance, a partire da ricerche storiche originali sullo sviluppo dell’energia atomica che riguardavano figure come quella di Frederick Soddy, HG Wells, Michael Polanyi and Leo Szilard.

Dal 2012 poi sono stato impegnato nella guida del progetto dell’Università dell’Arizona dedicato al bicentenario di Frankenstein, progetto basato su una moltitudine di collaborazioni interdisciplinari che si sono concentrate sulla relazione tra creatività scientifica e responsabilità. Una delle nostre principali attività è stata quella di pubblicare, insieme ai colleghi dell’ASU Ed Finn e Jason Robert, una nuova edizione del Frankenstein di Mary Shelley con la casa editrice del Massachusetts Institute of Technology, edizione rivolta principalmente a un pubblico di giovani scienziati e ingegneri. Sempre con Ed Finn e altri ricercatori ho ricevuto un finanziamento dalla US National Science Foundation, per la creazione di un ambiente transmediale ispirato a Frankenstein che esplorasse l’apprendimento della scienza in società da parte dei cittadini, anche grazie a un gioco di realtà alternativa (un gioco nel quale la realtà diventa lo spazio per sviluppare una narrazione interattiva grazie alle nuove tecnologie, ndr)”.

Lei è uno dei più autorevoli ricercatori nel campo della Responsible Research and Innovation. Crede che sia questa la strada che l’innovazione imboccherà, in futuro? Quali sono i Paesi che oggi mostrano di credere maggiormente in questo nuovo approccio all’innovazione?

“Fare pronostici non è il mio mestiere, dunque non dirò quale direzione l’innovazione dovrà prendere, ma certo io spero che il tema della responsabilità nei suoi diversi aspetti risulti centrale nei vari ambiti dell’innovazione. RRI ha ancora molta strada da fare per diventare centrale nei programmi nazionali di ricerca e sviluppo. Sicuramente nei Paesi Bassi è maggiormente integrata e sviluppata, ce ne sono tracce importanti nel Regno Unito, in Germania, ovviamente in Italia e in altri Paesi europei. Negli Usa sembra ci sia stato qualche passo indietro nell’esplicita corsa a uno sviluppo responsabile delle nanotecnologie e a una ricerca sociale in altri campi, come quello della biologia sintetica. Ma quest’approccio rimane, ad esempio, nell’ambito della ricerca di geoingegneria. E sta facendo breccia anche nelle grandi multinazionali, attraverso la responsabilità sociale e i valori condivisi d’impresa”.

Quanto conta oggi secondo lei la comunicazione ai cittadini delle tendenze e dei risultati più promettenti in ambito tecnologico e scientifico? E quanto è importante coinvolgere l’opinione pubblica nei processi decisionali relativi a questi temi?

“Un simile coinvolgimento non è solo importante, è imperativo. Langdon Winner, scienziato politico americano ed esperto di studi su scienza e tecnologia vede un’identità tra legislazione e tecnologia. E parla di identità più che di analogia, perché entrambe sono create da un ristretto gruppo di persone, i governanti, che a loro volta determinano le strutture e i mezzi attraverso cui i governati perseguono quello che viene ritenuto buono. La nostra società nasce da un impulso democratico – niente tasse se non c’è rappresentanza, affermavano le colonie prima della guerra di indipendenza. Se riteniamo che la legislazione, per essere imparziale, debba nascere da un impulso democratico, allo stesso modo anche la tecnologia dovrà avere come base un simile stimolo democratico per risultare equa – e dunque niente innovazione senza rappresentanza, questo è il principio dell’innovazione responsabile.

Ma questa è soltanto la prospettiva normativa. L’opinione pubblica dovrebbe essere coinvolta sui temi della scienza, della tecnologia e dell’innovazione, anche solo per il fatto che l’innovazione si compie nella società e non nel chiuso di un laboratorio, e sono le persone a fare eventualmente di un’invenzione una vera innovazione. I cittadini spesso hanno opinioni sull’uso delle innovazioni, e anche sulle fasi preliminari, di ricerca e design, che meritano di essere prese in considerazione”.

 

Da una prospettiva come quella americana, come valuta l’approccio italiano all’innovazione?

“Non vedo l’ora di esplorare l’approccio italiano all’innovazione.Non è molto conosciuto negli Stati Uniti, se non forse da un ristretto numero di studiosi di sviluppo economico e innovazione a livello regionale”.

Il Foro lombardo sembra essere il primo di questo tipo, istituito da un’amministrazione regionale o locale: le risulta ci sia qualche organismo di questo genere negli Usa?

“Non che io sappia. Ma è possibile che città e regioni, che in assenza di una guida nazionale sul tema stanno affrontando in prima persona gli effetti del cambiamento climatico, siano interessate a sposare l’approccio dell’innovazione responsabile”.

 

 

David Guston, from Arizona to the Lombardy Regional Forum for innovation: Only involving publics will innovation be just

 

 

A leading expert in Responsible Research and Innovation, one of the ten forum members nominated by Regione Lombardia describes goals and challenges for the governance of new technologies

 

Professor Guston, where have your main fields of research activity been in recent years?

From 2005-2016, I directed the Center for Nanotechnology in Society at ASU a large research center funded by the US National Science Foundation dedicated to studying the societal aspects of nanotechnology and other emerging technologies. In that role, I helped articulate a vision and methods for approaching what the US calls the responsible development of emerging technologies, namely, the vision of anticipatory governance, which focuses on building capacities for foresight, public engagement, and cross-disciplinary integration in order to develop the ability to act in the present while keeping in mind plausible futures. Most of my work as director has been managing the research, but I have engaged in conceptual development around anticipatory governance, including original historical research on the case of atomic energy involving such figures as Frederick Soddy, HG Wells, Michael Polanyi and Leo Szilard.

Since 2012, I have also been involved in leading ASUs Frankenstein Bicentennial Project, which has involved a host of interdisciplinary collaborations focused on the relationship between scientific creativity and responsibility. A central activity has been editing, with ASU colleagues Ed Finn and Jason Robert, a new edition of Mary Shelleys Frankenstein, published by MIT Press and aimed at an audience of younger scientists and engineers. I am also co-investigator with Ed Finn and others on a large grant from the National Science Foundation to create a transmedia environment, including an alternate reality game, around Frankenstein to explore science-in-society learning by publics.

 

You are one of the most prominent researchers in Responsible Research and Innovation: is this the direction that Innovation will follow in the future? Which Countries today demonstrate the most belief in the importance of RRI?

Prediction is not my business, so I wont say what direction innovation will follow, but I certainly hope that responsibility in its various forms is central to innovation across sectors. RRI has really yet to get a great hold across even any one nations R&D enterprise. It might be most developed in the Netherlands, and there are important elements of it in the UK, in Germany, in Italy of course, and elsewhere, and at the European level. In the US there seems to have been some modest retreat in the explicit pursuit of responsible development of nanotechnology and in societal research in other areas like synthetic biology. But the approach is also alive around geoengineering research. It is also making inroads in multi-national corporations through corporate social responsibility and shared value.

 

How relevant is communication with lay citizens regarding the direction of research and the most promising scientific and technological achievements? Do you think the general public should be involved in the decision processes related to such topics?

Not just relevant but imperative. The American political scientist and science and technology studies scholar Langdon Winner talks about an identity between legislation and technology. He calls it an identity rather than an analogy because both legislation and technology are crafted by a narrow group of people and then create for the rest of us the structures in and through which we pursue what we think is good in the world. We have a democratic impulse no taxation without representation, as American revolutionaries put it. If we think that we require democratic input in order for legislation to be just, then we should require democratic input for innovation to be just no innovation without representation, as responsible innovation might have it.

But this is just the normative perspective. Publics should be involved in science, technology and innovation because innovation happens out in society and not just in a lab, and people are the ones who eventually make an invention a true innovation. They often have perspectives on use, and even on research and design, that deserve to be taken into account.

 

From a USA perspective, how do you view the Italian approach to Innovation?

Im very much looking forward to exploring the Italian approach to innovation. It doesnt get much attention in the US, except perhaps from a small number of scholars of regionally based economic development and innovation.

 

The Forum seems to be the first of its kind created by a public regional institution: is there something similar in the USA and do you think this could be an example to be pursued by other public administrations?

I dont know of anything similar in the US. It is possible, just as cities and regions in the US are responding directly to the challenges of climate change in the absence of national leadership, that cities and regions may be interested in approaches to responsible research and innovation.

 

Foto: Fondazione Giannino Bassetti

 

 

 

Nessun allegato selezionato.
Non sono presenti aree di interesse associate a questo contenuto