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Open Scuola - Notizie

01/03/2021

Scuola, cresce ricorso alla DAD: il nodo qualità, il ruolo della tecnologia

Contagi su e più di 1/3 degli alunni a casa: lo studio di Tuttoscuola e gli interventi necessari

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

L’aumento dei casi di positività da Covid 19, con varianti molto più contagiose per i giovani e la conseguente crescita del numero di studenti italiani a lezione a distanza riporta in primissimo piano uno dei nodi posti dalla pandemia, ovvero la qualità dell’insegnamento a distanza.

Sul punto, una riflessione arriva da uno studio del sito Tuttoscuola, con alcuni spunti per le necessarie linee di azione.

Si dice ad esempio che “per contenere il rischio di ulteriori cadute nei livelli di apprendimento degli studenti – il fenomeno in gergo della learning loss – appare necessario intervenire urgentemente sia in termini tecnici (connessione internet e dispositivi nelle aree e nelle singole situazioni dove c’è ancora carenza, più esposte alla povertà educativa), sia di insegnamento, con l’utilizzo di strategie e metodologie didattiche adeguate alla fruizione a distanza, in grado di coinvolgere gli alunni di tutte le età mantenendo alta la loro attenzione ed evitando disaffezione e apatia”.

Visto l’evolversi della situazione italiana diventa insomma più che mai necessario ribadire che “fare le stesse lezioni, magari solo trasmissive e monocordi, che spesso si fanno ancora in classe è ancora meno efficace. Gli insegnanti sono chiamati ad adattare le modalità di insegnamento al contesto, utilizzando le potenzialità offerte dalle tecnologie didattiche per gli studenti di tutte le età. E in questo devono essere certamente supportati (formazione mirata e assistenza operativa). Peccato che nell’ultimo anno ci si sia persi in battaglie ideologiche sulla DAD invece di predisporre le condizioni per far fronte al meglio ai vincoli posti dalla diffusione del virus”.

È indispensabile dunque riuscire a coinvolgere gli alunni e le alunne, già affaticati e demotivati dal primo anno di pandemia. Per farlo, nel momento in cui sempre più scuole sono costrette a rinunciare alle lezioni in presenza, occorre puntare sulla tecnologia come alleata per mettere in campo un modo diverso di fare scuola. Ferma restando l’attenzione alle possibilità effettive di connessione, per gli istituti e per i singoli allievi.

I numeri della DAD al primo marzo

Del resto, i numeri indicano con precisione la dimensione di questa sfida. Su 8,5 milioni di alunni/e iscritti nelle scuole statali e paritarie dal primo marzo solo in due alunni su tre sono da considerare in presenza. Oltre un terzo si trova nuovamente in DAD: perché alle secondarie superiori, perché residente in zone rosse o comunque zone soggette a restrizioni specifiche disposte dai presidenti di Regione. Senza contare le singole classi in quarantena.

Sono ad esempio in DAD, oltre agli alunni di Regioni rosse come Basilicata e Molise e quelli del Trentino Alto Adige, anche i quasi 995 mila alunni della Campania, gli oltre 320.400 studenti della secondaria di primo e secondo grado in Puglia, i 172 mila allievi della provincia di Brescia, i 113 mila della città metropolitana di Bologna.

Le differenze pesano sui diversi ordini di scuola: restano a casa infatti 800 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, quasi mezzo milione di alunni delle medie e ben 1 milione e 800 mila studenti delle superiori. 

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