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Open Scuola - Interviste

02/09/2021

Riondino (Ue): “Per la ripresa Centri di formazione più attivi e micro credenziali”

Intervista: ecco iniziative e fondi per accrescere le competenze per la transizione digitale e green

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Chiara Riondino guida la struttura della Commissione Europea che si occupa di istruzione e formazione professionale, incluso l’apprendistato (Directorate General for Employment, Social Affairs and Inclusion). Partiamo da qui: quali sono i vostri obiettivi?

“Nel luglio 2020, la Commissione ha adottato l’Agenda europea per le competenze, per sostenere le persone durante la ripresa economica e sociale dal COVID-19 e governare la transizione verde e digitale tramite un maggiore e migliore sviluppo delle competenze.

In particolare, l’Agenda per le competenze significa unire le forze, ad esempio attraverso un Patto per le competenze che sia federatore per tutti gli attori coinvolti nella formazione degli adulti. Ma anche fare in modo che l’offerta di competenze sia in linea con i bisogni del mercato del lavoro e della società, rafforzando la raccolta di informazioni e le strategie nazionali sulle competenze, modernizzando l’istruzione e formazione professionale, investendo in competenze a supporto della transizione verde e digitale e sviluppando le competenze personali per una vita attiva e di qualità. L’Agenda, infine, punta a sviluppare strumenti concreti perché l’apprendimento permanente diventi una realtà in tutta Europa, come ad esempio l’idea delle micro-credenziali.

 

“Le micro-credenziali possono aiutare a ridurre l’incongruenza fra domanda e offerta di competenze sul mercato del lavoro”

 

Le micro-credenziali, che consentono di certificare le competenze acquisite dopo esperienze di apprendimento brevi, possono essere un modo per far diminuire l’incongruenza fra domanda e offerta di competenze sul mercato del lavoro. Le micro-credenziali si stanno diffondendo rapidamente in Europa e in tutto il mondo, con il coinvolgimento di un’ampia varietà di portatori di interessi pubblici e privati. Certificano un’ampia varietà di esperienze di apprendimento (in ambiti come istruzione e formazione professionale, istruzione superiore, apprendimento per adulti, lavoro e volontariato): anche per questo, le micro-credenziali possono essere pilastri dell’apprendimento permanente in tutti gli ambiti della vita. La Commissione presenterà a fine 2021 una proposta per un approccio europeo alle micro-credenziali per aumentarne qualità, trasparenza e diffusione nell’UE.

Penso che questa iniziativa sia importante per riottenere la fiducia – e mettere a frutto il potenziale! – di chi si sente marginalizzato dalla crisi, dalla globalizzazione e dalla transizione verde e digitale. Al tempo stesso, una maggiore diffusione delle microcredenziali può aiutare le imprese a identificare i talenti di cui hanno bisogno per crescere ed essere competitive”.

 

“La pandemia ha mostrato che i centri di formazione professionale possono avere un nuovo ruolo, più ampio, come motori del cambiamento sul territorio in risposta alle nuove sfide sociali, ambientali, economiche del post Covid”

 

Veniamo alla pandemia di Covid-19: che impatto ha avuto sulle politiche della UE sul fronte dell’istruzione e formazione professionale?
”La pandemia ha creato un’emergenza sanitaria, un’emergenza per le nostre economie e trasformato il nostro modo di vita.

Ha significato la chiusura delle scuole, università, centri di formazione… Milioni di studenti per cui si è dovuti passare alla Didattica a distanza (DAD).

Questo ha evidenziato vari problemi. Una delle grandi difficoltà della DAD è stata la mancanza di connessioni internet, o di materiale informatico per alcuni studenti o insegnanti, problemi che hanno avuto un impatto sociale su coloro che sono più svantaggiati, con un rischio concreto di inasprimento delle disuguaglianze già presenti.

In questo contesto, è diventata evidente l’esigenza di un supporto per insegnanti e formatori, per migliorare rapidamente le loro competenze e intervenire sulla carenza di materiali per insegnamenti pratici, specifici per la formazione professionale e la formazione basata sul lavoro (work-based learning).

D’altro canto, si sono avuti anche esempi positivi di centri di formazione che sono andati al di là del loro ruolo tradizionale e hanno aiutato concretamente le loro comunità locali, con la produzione di mascherine, disinfettante o pasti per le famiglie bisognose.  Abbiamo raccolto testimonianze dall’Olanda, la Cechia, la Danimarca, l’Italia e altri Paesi.  Questo è molto importante per il futuro, per riflettere sul ruolo maggiore che i centri di formazione professionale possono avere sul territorio, a livello di impatto sociale sulla comunità locale oppure come attori dell’orientamento e collocamento nel mondo del lavoro”.

 

“Erasmus+ finanzierà con 400 milioni di euro 100 progetti di centri di eccellenza professionale”

 

Qual è dunque l’evoluzione che lei si attende dai percorsi di formazione? Che ruolo possono giocare per la ripresa post pandemia?

“Per essere più reattivi a situazioni improvvise occorre che i centri di formazione offrano percorsi che siano dei motori del cambiamento a livello territoriale, che assumano un ruolo da protagonisti nella soluzione delle sfide sociali, ambientali, economiche ed etiche del territorio.

Questo ruolo da protagonista è anche alla base dell’iniziativa europea delle piattaforme di centri di eccellenza professionale finanziate tramite Erasmus+.

Tali centri vanno oltre il loro ruolo tradizionale e offrono anche altri servizi fortemente legati allo sviluppo di un territorio a livello locale o regionale, lavorando su un settore economico specifico, ad esempio il tessile o il turismo, oppure su tematiche orizzontali come l’inclusione o la formazione degli insegnanti.

L’iniziativa è stata avviata nel 2019 e 2020 con la selezione di una dozzina di progetti pilota e da quest’anno il programma Erasmus+ permetterà di finanziare circa 100 progetti, con 400 milioni di euro nell’arco dei prossimi 7 anni”.

 

“La transizione verde dovrebbe creare 1,2 milioni di posti di lavoro nell’UE entro il 2030 e 2 milioni di posti di lavoro entro il 2050”

 

Ci sono all’orizzonte nuove figure e nuovi impieghi, a cui la formazione professionale può preparare i giovani oggi? 

“La transizione verde e quella digitale richiedono sicuramente nuove figure professionali, ma anche un aggiornamento di tanti profili professionali esistenti.

Se l’Europa deve sviluppare la sua economia digitale, è necessario aumentare significativamente il numero di specialisti nell’informatica.

Nel corso del 2018, il 57% delle imprese che hanno assunto o tentato di assumere specialisti del settore digitale ha segnalato difficoltà nel coprire tali posti vacanti.

La pandemia e le sue implicazioni ad ampio raggio hanno accelerato la domanda di competenze digitali in molte professioni, non solo in quelle prettamente legate alle tecnologie dell’informazione. L’uso efficace delle competenze digitali ha dimostrato di essere un motore di resilienza, aiutando i lavoratori e intere organizzazioni ad adattarsi alle nuove realtà modellate dalla pandemia.

Nel complesso, la transizione verde dovrebbe creare 1,2 milioni di posti di lavoro nell’UE entro il 2030 e 2 milioni di posti di lavoro entro il 2050. Ma cambierà anche i compiti di molte occupazioni esistenti”.

 

“Con ‘Scopri il tuo talento’ incoraggiamo a superare i pregiudizi verso la formazione professionale, che in molti Paesi dell’Europa è parte integrante della tradizione culturale e dell’economia”

 

Il direttore dell’ITS Rizzoli di Milano, Bolla, ci ha raccontato che nonostante le iscrizioni in crescita e una grande domanda di figure tecniche da parte delle aziende, in Italia gli ITS vengono ancora visti come un percorso ‘di serie B’. Da questo punto di vista, qual è la situazione in Europa?

“Questo purtroppo è vero ed è necessario fare di più per promuovere l’immagine degli ITS.
Rispondendo rapidamente alle esigenze emergenti di nuove abilità e competenze, la formazione professionale e tecnica è un motore di innovazione e crescita negli ecosistemi di competenze (locali).

In molti Paesi europei, la Germania è un facile esempio, la formazione professionale e gli apprendistati sono parte integrante della tradizione culturale ed economica. Dal 2016, la Commissione europea ha promosso una settimana annuale della formazione professionale con l’obiettivo di promuovere l’immagine di questo tipo di percorso formativo che è assolutamente alla pari con altri tipi di formazione e porta ad ottimi risultati sul mercato del lavoro. Lo slogan della settimana europea è ‘scopri il tuo talento’ e di questo si tratta: non c’è un tipo di percorso formativo migliore in assoluto, c’è però un percorso più adatto per ciascuno di noi in base ai nostri talenti, e alle nostre preferenze e aspirazioni.

In un momento di grandi cambiamenti del mercato del lavoro e di elevata domanda di competenze avanzate, la formazione professionale superiore in particolare (livello EQF 5 e oltre) svolge un ruolo chiave per ampliare e approfondire le qualifiche professionali iniziali e per mantenere l’occupabilità. Pertanto, la raccomandazione del Consiglio del 2020 sulla formazione professionale ha invitato gli Stati membri, tra l’altro, a sviluppare ulteriori programmi di istruzione e formazione professionale ai livelli EQF da 5 a 8 per sostenere una crescente necessità di competenze professionali più elevate, in linea con il contesto nazionale”.

 

“Dai fondi europei una grande occasione per investire e riformare l’aumento di competenze e la riqualificazione”

 

Cosa può fare ancora l’Europa per lo sviluppo della formazione tecnica? E cosa si può fare in Italia, anche a partire dai fondi del Recovery Fund?

“Nel 2020 è stato lanciato il più grande pacchetto di stimoli mai finanziato dal bilancio UE. Gli investimenti e le riforme in materia di sviluppo di competenze possono trarre un grosso beneficio dalle notevoli risorse finanziarie messe a disposizione degli Stati membri.

Ad esempio, il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) rimarranno programmi fondamentali per finanziare l’istruzione, la formazione e le competenze. L’FSE sosterrà l’istruzione e la formazione con l’obiettivo di migliorare e modernizzare i sistemi di istruzione e formazione, promuovere l’eguaglianza nell’accesso e nel completamento di programmi. Dall’altra parte, il FESR sosterrà gli investimenti in infrastrutture, attrezzature e accesso ai servizi, nonché attività di istruzione e formazione per lo sviluppo di competenze di specializzazione intelligente.

Il programma Erasmus+ è un altro strumento chiave a sostegno dell’attuazione della cooperazione strategica europea nel campo dell’istruzione e formazione. Per il nuovo periodo 2021-2027 il budget è stato aumentato a 26 miliardi, un incremento notevole rispetto al precedente periodo di programmazione.

Erasmus+ offrirà grandi opportunità di sviluppo di partenariati, mobilità per l’apprendimento e supporto per le riforme.

Il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (Recovery and Resilience Facility - RRF) testimonia la risposta dell’UE per aiutare gli Stati membri a riparare le rispettive economie e società ai danni causati dalla pandemia. Le notevoli risorse dell’RRF rappresentano un’opportunità per l’Italia per creare lavoro e crescita, in coerenza con la transizione dell’Unione verso un’economia digitale e a neutralità climatica. Fra le aree di punta proposte, la Commissione incoraggia fortemente gli Stati membri a usare l’RFF per investire e riformare l’aumento di competenze e la riqualificazione, ed effettuare le riforme necessarie, anche per quanto riguarda la formazione tecnica”.

 

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