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11/08/2022

Il digitale frenato dalla crisi dei chip. Intel: durerà sino al 2024

I costi della carenza, la concentrazione degli impianti in Asia, le prospettive e le strategie

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Allerta fino al 2024: Intel, uno dei principali produttori di semiconduttori al mondo, in seguito alla crisi globale dovuto alla pandemia prima e al conflitto russo-ucraino poi, ha dovuto necessariamente rivedere le proprie previsioni circa la durata della carenza di chip, inizialmente pronosticata fino al 2023.

Attraverso le parole del suo amministratore delegato, Pat Gelsinger, il colosso informatico ha specificato come l’estensione della crisi sia da imputare alla grande carenza di apparecchiature di produzione nelle fabbriche.

Si stima che solo nel 2021 gli Stati Uniti abbiano perso 240 miliardi di dollari a causa della crisi di approvvigionamento. E ancora adesso, la carenza di chip può incidere su molti comparti tecnologici, a partire da quello Automotive.

Il contesto

A marzo 2022, Intel aveva annunciato un investimento pari a 33 miliardi di euro per far fronte alla difficile situazione produttiva attuale, da dedicare specificamente ai siti di produzione europei, ma i recenti dati del Client Computing Group di Intel, divisione che gestisce anche la fornitura di processori ad aziende come Google e Apple, mostrano un sensibile calo dei ricavi nell’ultimo trimestre, pari a circa il -13%.

Una riduzione importante che, stando a quanto dichiarato dal colosso americano, è dovuta a molteplici fattori: la crisi globale, certamente, con il pesante rincaro di materie prime e costi di produzione, ma anche le difficoltà nate nelle catene di fornitura asiatiche e la minor richiesta di Chromebook da parte delle scuole, con il passaggio di Apple ai chip M1 che ha tutt’altro che supportato una situazione già compromessa.

I processori prodotti internamente dal colosso di Cupertino, infatti, hanno quasi del tutto sostituto l’hardware che in precedenza Intel forniva in qualità di partner, facendo inevitabilmente crollare i ricavi nel primo trimestre 2022. 

Secondo Intel si potrebbe e dovrebbe intervenire invece sull’altro punto critico: la concentrazione della produzione in Asia. Un rebus per ora di difficile soluzione, a cominciare dal fatto che per la costruzione di un nuovo impianto occorrono quattro anni: ma è un dato di fatto che lo squilibrio geografico nella catena di approvvigionamento abbia pesato sulla crisi dei chip, e che in prospettiva ponga l’Europa e gli USA in una posizione di ‘dipendenza’ potenzialmente problematica.

Intel resta comunque una delle maggiori aziende a investire sempre più risorse per fronteggiare la crisi, e i nuovi impianti in fase di costruzione in Ohio, Arizona e Germania lo dimostrano; nonostante questo, pare proprio che si dovrà aspettare il 2024 per iniziare a uscire dalla carenza dei chip.

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