Verrà aperta una nuova finestra
Immagine della notizia
Open Scuola - Notizie

24/10/2022

Scuola, l’analisi della Fondazione Agnelli: non spendiamo poco ma male

La differenza con l’Europa è a livello universitario. I dati su numero di docenti e retribuzioni

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

L’Italia spende meno per la scuola rispetto agli altri paesi europei? È una percezione diffusa. Ma non fondata sui dati. Piuttosto si può dire che l’Italia spende male.

Questo spiega il dossier “Le risorse per l’istruzione: luoghi comuni e dati reali”, realizzato da Fondazione Agnelli e presentato a fine settembre.

Il documento, curato dalla ricercatrice Barbara Romano, con elaborazioni su dati della Ragioneria dello Stato, del Ministero dell’Istruzione, di Eurostat e di Ocse, vuole provare a rispondere a quattro delle principali domande che vengono spesso riferite alla scuola italiana:

  • “È vero che la spesa pubblica per la scuola è diminuita negli ultimi anni?”;
  • “È vero che per la scuola l’Italia spende meno degli altri paesi europei?”; 
  • “È vero che gli insegnanti in questi anni sono diminuiti?”;
  • “È vero che le retribuzioni degli insegnanti italiani sono più basse degli altri paesi europei?”.

Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado, si evince dal documento che la spesa pubblica italiana, come percentuale del PIL, dopo essere rimasta stabile per diverso tempo nel 2020 ha ripreso a salire.

Inoltre, anche a livello di spesa pubblica è allineata alla media europea e molto simile a quella di paesi come Germania e Spagna, con la nostra quota di spesa pubblica sul PIL che risulta davvero bassa per quanto riguarda l’università, con poco più dello 0,3%, mostrando come la differenza fra l’Italia, che nel 2020 in aggregato ha speso il 4,3% del suo PIL in istruzione, e la media europea del 4,9%, è data quasi interamente dalla minore spesa per l’università.

Per quanto riguarda il numero degli insegnanti, invece, negli ultimi dieci anni il numero di quelli della scuola statale (dall’infanzia alla secondaria di II grado, di ruolo e a tempo determinato, incluso i docenti di sostegno) è nell’insieme costantemente aumentato; i docenti a tempo determinato sono più che raddoppiati, 225 mila nel 2021 rispetto ai 100 mila subito dopo la Buona Scuola, e gli insegnanti di sostegno hanno visto crescere il proprio peso sul totale del corpo insegnante dal 13% al 21,5%.

A livello di retribuzioni, infine, quelle dei docenti italiani sono inferiori a quelle della maggioranza degli altri paesi europei, con la differenza che diventa sempre più netta col passare degli anni di lavoro, mentre nei primi anni di professione la forbice retributiva a sfavore dei nostri docenti non è enorme.

Per leggere il report completo della Fondazione Agnelli CLICCA QUI.

Nessun allegato selezionato.
Tag di interesse
Non sono presenti aree di interesse associate a questo contenuto