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Open Scuola - Notizie

14/07/2023

Prove Invalsi 2023: allarme primaria e dispersione scolastica implicita

Le rilevazioni nazionali. Nelle quinte elementari risultati più bassi in tutte le discipline

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

La pandemia fa ancora sentire i suoi effetti sulla scuola italiana. Dove per la prima volta dal 2020 la primaria - emblema riconosciuto a livello internazionale della qualità dell’istruzione italiana - registra un calo delle competenze generalizzato nelle classi quinte.

Alle scuole superiori si ferma il calo degli apprendimenti, ma non si riesce a tornare ai livelli pre pandemia per quel che riguarda l’allarmante fenomeno della dispersione scolastica implicita: quello per cui gli studenti conseguono il titolo di studio finale dell’intero ciclo scolastico ma senza possedere in realtà le competenze richieste per quel traguardo.

Sono queste le principali evidenze che emergono da un’analisi dei risultati delle prove nazionali INVALSI 2023.

I numeri delle prove

Quest’anno le prove hanno coinvolto oltre 12.000 scuole per un totale di oltre 1 milione di allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 570.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e oltre 1 milione di studenti della scuola secondaria di secondo grado.

Le prove erano attese per poter disporre di dati attendibili su un periodo che ha particolarmente risentito delle conseguenze della pandemia.

Ed ecco dunque gli esiti nei diversi ordini di scuola.

Il calo nelle classi quinte della primaria

Alla primaria, i risultati di Italiano e di Matematica delle classi seconde sono più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021 e, sostanzialmente, in linea con quelli del 2022.

In V primaria i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese, sia lettura (reading) sia ascolto (listening). 

In particolare, in Italiano il 74% degli allievi è al livello base: era l’80% un anno fa, con la perdita secca di 6 punti percentuali.

In Matematica, sempre per le classi quinte il livello base viene raggiunto solo dal 63% dei bambini: una percentuale già bassa e comunque in discesa del 3% sul 2022.

Inoltre pur se in misura ridotta, già dalle classi seconde della scuola primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la Matematica e l’Inglese‐listening.

Il peso dei divari territoriali

Non solo: si registra una perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Inglese listening.

Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi.

Cosa succede alle medie

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano che si è fermato il calo degli apprendimenti in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento, mentre rimangono molto marcati i divari territoriali. 

Le superiori

I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano in generali esiti di apprendimento meno buoni nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in Italiano e Matematica, riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta.

Senza contare che le percentuali dei maturandi chi raggiungono i livelli base sono ancora decisamente non soddisfacenti: solo il 51% in Italiano (-1% sul 2022), degli studenti raggiunge il livello base, in Matematica il 50%. Numeri che parlano da sé.

Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante e diffuso miglioramento.

Il nodo della dispersione scolastica: cosa cambia

La pandemia ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo è sempre più evidente che particolare attenzione va rivolta non solo agli studenti che abbandonano la scuola ma anche a tutti coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie, quindi a forte rischio di limitate prospettive di inserimento nella società, molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado.

Tale forma di dispersione scolastica è definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per Sali re al 9,8% nel 2021, probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza.

Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7% (‐0,1%). Gli esiti del 2023 confermano un più rilevante calo della dispersione scolastica implicita che si attesta all’8,7% (‐1% rispetto al 2022).  

Se le prime stime INVALSI troveranno conferma negli esiti delle prove degli anni futuri, la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni (ELET) sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal PNRR alla fine del 2025 (10,2%).

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