Secondo il Rapporto 2023 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, gli studenti degli atenei italiani si laureano con voti più alti e arrivano sempre più giovani al titolo, oltre a essere maggiormente coinvolti in attività che connettono università e mondo del lavoro.
Il Rapporto si basa su una rilevazione che coinvolge oltre 281 mila laureati nel 2022, in uscita da 77 Atenei, tra i quali 15 mila laureati di primo livello, pari al 55,2%, 94 mila magistrali biennali, il 33,5%, e 32 mila magistrali a ciclo unico, ovvero l’11,3%.
Il nodo retribuzione
Partiamo dalla fine, ovvero da quello che accade dopo il conseguimento della laurea.
La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per quelli di secondo livello, in aumento rispetto alle rilevazioni precedenti da un punto di vista nominale, ma in calo rispettivamente del 4,1% e del 5,1% se teniamo conto del potere d’acquisto.
Nel 2022 comunque migliora ancora la capacità di assorbimento dopo l’arresto subito con la pandemia. Si registrano infatti elevati tassi occupazionali tra i laureati, sia di primo sia di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni).
Laureati stranieri e esperienze all’estero
La quota di laureati di cittadinanza estera è pari al 4,3%, corrispondente a 12.214 laureati negli Atenei AlmaLaurea nel 2022, numero in leggero aumento rispetto al 3% del 2012; parliamo nella maggior parte dei casi di giovani che provengono da famiglie immigrate e residenti in Italia.
Per quanto riguarda la provenienza, invece, tra i laureati stranieri che hanno conseguito il diploma all’estero scende la quota di chi proviene dall’Europa, 30,7%, mentre la Cina che diventa lo Stato più rappresentato (9,8%), seguito dall’India (8,1%) e dall’Iran (7,6%).
L’8,3% dei laureati del 2022 ha svolto inoltre esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea, un buon numero se consideriamo ancora gli strascichi dettati dalla pandemia; i laureati di primo livello risultano meno attratti da queste esperienze (sono solo il 5,9%), rispetto ai laureati magistrali a ciclo unico e a quelli biennali che toccano doppia cifra, rispettivamente a quota 13,1% e 10,6%.
Qui una sintesi del Rapporto.