Verrà aperta una nuova finestra
Immagine della notizia
Open Scuola - Notizie

20/07/2023

Lavoro minorile e dispersione scolastica: un problema anche in Italia

L’indagine di Save the Children: correlato a povertà, NEET e nuove forme di lavoro online

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

Il fenomeno del lavoro minorile è ancora diffuso in Italia, anche se in gran parte sommerso e invisibile.

Lo ricorda l’indagine “Non è un gioco”, condotta sul tema da Save The Children su 58 mila adolescenti a dieci anni di distanza dal suo primo rapporto sul tema.

Si tratta di un documento di grande interesse per capire quanto del potenziale delle giovani generazioni sia a rischio: con danni evidenti per lo sviluppo di un Paese che voglia puntare sull’innovazione, oltre che naturalmente per i diretti interessati.

In base ai numeri raccolti, l’associazione stima che in Italia 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni abbiano avuto esperienze di lavoro, quasi 1 minore su 15. 

Tra i 14-15enni che dichiarano di svolgere o aver svolto un’attività, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per il proprio percorso educativo e benessere psicofisico, come quelli percepiti come pericolosi, svolti in orari notturni o svolti in modo continuativo durante il periodo scolastico.

Il lavoro minorile in Italia è strettamente correlato alla dispersione scolastica e alla povertà, poiché molti ragazzi e ragazze che lavorano precocemente finiscono per abbandonare gli studi e rimangono intrappolati in un circolo vizioso di esclusione sociale.

L’indagine analizza anche l’influenza del lavoro minorile sulla condizione futura dei giovani ‘NEET’ (Not in Education, Employment, or Training, si tratta di ragazzi e ragazze tra i 15 e i 29 anni): una condizione che in Italia nel 2022 ha interessato più di 1 milione e 500 mila giovani, il 19 % della popolazione di riferimento: un valore in Europa secondo solo a quello osservato in Romania.

I settori più colpiti dal lavoro minorile sono la ristorazione, la vendita al dettaglio, le attività agricole e quelle di cura dei familiari. Tuttavia, emergono anche nuove forme di lavoro online, come la realizzazione di contenuti per social media o videogiochi, o il reselling di prodotti.

Tra le cause che spingono i ragazzi e le ragazze a lavorare ci sono la volontà di avere denaro per sé (56,3%), la necessità di aiutare i genitori (32,6%) e anche (per il 38,5%) il piacere di farlo.

C’è inoltre una correlazione significativa tra il livello di istruzione dei genitori e il lavoro minorile tra gli adolescenti, quelli con genitori con bassa istruzione hanno maggiori probabilità di avere esperienze di lavoro minorile.

Non esiste una rilevazione sistematica sul lavoro minorile in Italia, il che rende difficile definirne la portata e adottare misure efficaci per contrastarlo. 

Consulta l’indagine di Save The Children sul lavoro minorile in Italia 2023.

Nessun allegato selezionato.
Tag di interesse
Non sono presenti aree di interesse associate a questo contenuto