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07/08/2023

Intelligenza Artificiale: i chatbot ‘pensionano’ il Test di Turing

Per Suleyman alcune risposte sono indistinguibili da quelle umane: servono quesiti più creativi

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Misurare quanto il grado di ‘intelligenza’ di un programma informatico, attraverso una serie di domande: questo, in sintesi, l’obiettivo con cui è nato il Test di Turing, sviluppato negli anni ‘50 dal geniale matematico inglese Alan Turing. Un test che si è evoluto negli anni ma che, oramai, potrebbe non essere più in grado di distinguere l’intelligenza artificiale di un computer da quella umana, dopo l’avvento dei moderni software di Intelligenza Artificiale come ad esempio quello alla base di ChatGpt.

Così pensa Mustafa Suleyman, co-fondatore di DeepMind, una delle società del gruppo Alphabet-Google, specializzata proprio in Intelligenza Artificiale e creatrice di un’IA capace di battere l’uomo nel gioco del Go.

Viste le attuali capacità delle piattaforme di IA, molte delle quali liberamente accessibili, Suleyman propone di avanzare nel ragionamento sulle nuove tecnologie, stabilendo nuovi test, più complessi e completi, che siano in grado di discernere tra diverse tipologie di IA, piuttosto che tra queste e l’uomo.

Si tratterebbe in pratica di una sorta di rivisitazione del test di Turing in chiave moderna, da eseguire per valutare la presenza di una cosiddetta ‘ACI’ o ‘Artificial Capable Intelligence’.

Il test potrebbe essere composto non più da domande singole, ma da un vero e proprio quesito a risposta aperta e creativa: ad esempio si potrebbe chiedere a un’Intelligenza Artificiale di trasformare 100.000 dollari in 1 milione, dato che questo presuppone un ragionamento ampio da parte del bot nell’immaginare un’opportunità commerciale, generare progetti per un prodotto da vendere online, trovare un produttore e quindi promuovere l’articolo, completo di una descrizione, su siti come Amazon o Walmart.com. 

Fantascienza? Non è dello stesso avviso Suleyman, che sul volume “The Coming Wave: Technology, Power, and the Twenty-first Century's Greatest Dilemma” ha approfondito questa tematica, lasciandosi andare a un pronostico piuttosto importante: nel giro di un paio di anni l’IA arriverà a lavorare con simili ragionamenti, per cui l’uomo non dovrà più interessarsi a cosa dirà una macchina ma a cosa potrà fare, con importanti conseguenze per la nostra vita ed economia.

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