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18/12/2024

I laureati lombardi più selettivi e mobili: il 3° Rapporto di MHEO

La difficoltà delle aziende a trovare le figure richieste, le competenze più cercate: tutti i dati

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

In Lombardia aumenta la difficoltà delle aziende a reperire le figure professionali richieste, in particolare in ambito STEM. Allo stesso tempo, si segnala una tendenza a lasciare il posto fisso in cerca di una situazione migliore: tra i giovani laureati oltre il 40% dei contratti a tempo indeterminato viene chiuso entro 3 anni dall’attivazione.

Ci sono insomma elementi prevedibili - vedi il nodo relativo al mismatch di competenze -   ma anche diversi dati inaspettati nel quadro degli sbocchi occupazionali dei laureati lombardi tracciato da terzo rapporto di MHEO - Milan Higher Education Observatory, presentato a inizio dicembre nella sede di Assolombarda e promosso dall’Università Statale di Milano e dall’Università gli Studi di Milano-Bicocca.

L’osservatorio di MHEO rappresenta una novità nel panorama lombardo ed è nato per ‘fotografare’ l’offerta dell’alta formazione terziaria - quella di Università, ITIS Academy, AFAM - sul territorio (per saperne di più e scoprire il primo rapporto guarda la video intervista al professor Matteo Turri, responsabile scientifico di MHEO).

Un approccio integrato

Per realizzare il report è stato utilizzato un approccio metodologico integrato. Da un lato si è analizzato il percorso dei laureati, usando sia i dati amministrativi delle Comunicazioni Obbligatorie (COB) del Ministero del Lavoro, sia i questionari realizzati da Almalaurea per verificare il livello di soddisfazione dei neoassunti rispetto al lavoro trovato. Dall’altro sono state prese in esame le esigenze del mercato del lavoro attraverso il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, una banca dati che fornisce un quadro approfondito per comprendere quali settori e professioni siano in espansione e quali competenze risultino più difficili da reperire.

Dopo la laurea: gli sbocchi occupazionali dei laureati lombardi” racconta dunque che crescono i contratti a tempo indeterminato (7% in più per i laureati tra il 2017 e il 2023 dell’Università Statale di Milano e dell’Università di Milano-Bicocca) e nel 2023 il tasso di occupazione dei laureati lombardi a un anno dalla laurea (2022) è superiore alla media nazionale, così come le retribuzioni medie lombarde, che rendono la Lombardia la regione italiana che attrae maggiormente i laureati italiani.

Altro dato positivo: a tre anni dalla laurea ben il 43% dei laureati vede migliorare le proprie condizioni contrattuali.

Rispetto al resto del Paese, la Lombardia si conferma una regione dove l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro avviene velocemente. Gli esiti occupazionali nella nostra regione risultano infatti superiori rispetto al dato nazionale: a un anno dal titolo (2022), +4,1% per i laureati di primo livello e +4,5% per quelli di secondo livello; a cinque anni (2018) +1,5% per i laureati di secondo livello. In generale sono superiori alla media nazionale anche le retribuzioni.

E ancora: i laureati lombardi danno peso alla coerenza con i propri studi e alle proprie aspettative e, secondo i dati Almalaurea, nell’ultimo quinquennio è cresciuta tra loro l’importanza attribuita al tempo libero, alla flessibilità dell’orario e al luogo di lavoro.

Le difficoltà delle imprese

Emerge però in Lombardia una crescente difficoltà delle imprese nel reperimento del personale: a causa della mancanza di candidati e del disallineamento tra competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dai candidati.

Secondo i dati di Unioncamere, sul complesso delle entrate di personale previste nel 2023, in Lombardia, le imprese ritengono di difficile reperimento il 45% del personale cercato; per il personale laureato, la difficoltà di reperimento raggiunge il 49%.

La richiesta delle imprese: competenze STEM, digital, green

Il report ha anche esaminato quali siano le caratteristiche maggiormente richieste dalle aziende nei candidati da assumere e se e come siano mutate dopo la pandemia di Covid-19: è emerso così che a oggi si cercano più frequentemente che nel 2019 figure con conoscenze digitali, green e capacità di gestire processi d’innovazione della digital transformation.

I percorsi che garantiscono maggiore occupabilità sono dunque quelli in ambito STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Più di 1 azienda su 2 riferisce di aver riscontrato difficoltà nel trovare profili STEM, in particolare negli ambiti di ingegneria (63%) e tecnologia (55%). Inoltre il 60% delle aziende afferma che l’IA aumenterà la domanda di profili STEM nel prossimo futuro

La mobilità verso l’estero

Un altro punto focale è la mobilità, sia interna all’Italia sia verso l’estero. La prima risulta inferiore rispetto al complesso dei laureati nazionali: ciò evidenzia come la Lombardia tenda più frequentemente a trattenere per motivi di lavoro i laureati che hanno studiato in Atenei lombardi.

La seconda, la mobilità verso l’estero, invece coinvolge più frequentemente i laureati negli Atenei lombardi rispetto al dato nazionale (più 0,7% il tasso degli occupati all’estero nell’ultimo anno). Tale risultato va ricondotto alla maggiore selettività dei laureati nei confronti delle offerte di lavoro: all’estero secondo i laureati negli Atenei lombardi sono più soddisfacenti le opportunità di contatti internazionali, le prospettive di carriera e di guadagno, nonché la maggiore flessibilità dell’orario e il prestigio del lavoro.

L’importanza di interventi integrati

“Nonostante una crescita dei contratti a tempo indeterminato, aumenta in modo inequivocabile il divario tra domanda e offerta. Una distanza che dobbiamo colmare con risposte di sistema e interventi integrati tra atenei, istituzioni e imprese - commenta allora la rettrice dell’Università degli Studi di Milano, Marina Brambilla -. Come Università Statale ci impegniamo a sviluppare una offerta formativa interdisciplinare che integra i percorsi STEM, oggi essenziali per governare la transizione digitale e ecologica”.

 “Con il loro portato in termini di innovazione, apertura al cambiamento, dimestichezza nell’utilizzo delle tecnologie digitali, con la loro sensibilità alle tematiche legate alla sostenibilità, i più giovani sono oggi più che mai centrali per aiutare le aziende di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi ad affrontare le nuove sfide dell’economia globale”, sottolinea invece Monica Poggio, Vicepresidente Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano.

“MEHO può contribuire a comprendere meglio in che modo il sistema universitario possa superare le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro dei giovani laureati. In particolare - conclude Salvatore Torrisi, prorettore alla valorizzazione della Ricerca Università degli Studi di Milano-Bicocca e coordinatore scientifico del progetto MUSA - il sistema universitario è in questo momento impegnato nella formazione di giovani ricercatori assunti a tempo determinato per lo sviluppo dei progetti PNRR: un tema di cui tutti gli atenei si stanno occupando è legato al collocamento nel sistema economico di questi giovani altamente formati”.

MHEO è stato attivato in collaborazione con Unioncamere, Almalaurea, Università di Pavia e Deloitte. Si inserisce nell’ambito delle attività svolte dallo Spoke 6, “Innovazione per società sostenibili ed inclusive”, di MUSA - Multilayared Urban Sustainability Action, progetto finanziato dal PNRR (Missione 4 Componente 2 Linea di Investimento 1.5: Creazione e rafforzamento degli “Ecosistemi dell’innovazione”, costruzione di “leader territoriali di R&S”).

In allegato una sintesi del 3° Rapporto di MHEO.

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