Sulla complessità e semplicità tra digitale e materiale. Interagire con una calcolatrice
Angela Di Massa
Pubblicato il 16/06/2017
Ultimo aggiornamento: 30/06/2017 alle 17:21
Avete presente le calcolatrici da tavolo? A me vengono in mente due tipologie: il modello essenziale con circa 19 pulsanti e quello più complesso con almeno 49 pulsanti (calcolatrice scientifica). Sicuramente esisteranno altre versioni, ma ai fini della discussione è sufficiente immaginarsi questi due esempi. La calcolatrice scientifica è quella che apparentemente può sembrare più difficile da utilizzare a causa del numero elevato di pulsanti e funzioni. Se guardiamo con maggior attenzione le due calcolatrici sono però entrambe progettate sulla base di gruppi logici facilmente comprensibili che non ci fanno percepire la calcolatrice troppo complessa: basta ignorare quelle funzioni che possono essere sconosciuti ai molti e usare lo strumento per i calcoli base.
Secondo Donald Norman la complessità descrive uno stato del mondo, le attività che compiamo, mentre l’aggettivo complicato descrive uno stato della mente, lo stato psicologico di una persona nel suo tentativo di capire, usare o interagire con qualcosa nel mondo [1]. La chiave di lettura della complessità risiede quindi nei due concetti di comprensibilità (c’è una logica sottostante?) e di comprensione (abbiamo le abilità e le competenze?).
Tornando all’esempio delle calcolatrici, possiamo quindi affermare che ridurre il numero dei pulsanti non significa necessariamente semplificare un oggetto e il suo utilizzo. è bene infatti distinguere una semplicità percepita da una semplicità d’uso. La prima è strettamente legata al numero di componenti e controlli (all’aumentare degli oggetti diminuisce la semplicità), mentre la seconda è legata all’interazione con gli oggetti, all’operatività, quando è chiaro che cosa il controllo od oggetto fa.
[1] Norman, D. A. (2011). Vivere con la complessità. Pearson.