Giuseppe Mancia è Professore Emerito all’Università degli Studi Milano-Bicocca. È anche Presidente della Fondazione Italiana “Ricerca e Innovazione per Ipertensione e Protezione Cardiovascolare” e della Fondazione della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) a Zurigo, Svizzera. Dal 2008 è Coordinatore della Consulta delle Società Scientifiche nazionali operanti nel settore della prevenzione cardiovascolare. 

Le ricerche di Giuseppe Mancia si incentrano sulla epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi e terapia dell’ipertensione arteriosa, dell’insufficienza cardiaca e della patologia coronarica, nonché sui fattori di rischio cardiovascolari, inclusi diabete, obesità e altre alterazioni metaboliche. In particolare, si è occupato di monitoraggio dinamico della pressione arteriosa, controllo neuroumorale della circolazione sanguigna, meccanica delle grandi arterie, effetti emodinamici dei farmaci cardiovascolari, dello stress e del sonno, nonché di indagini epidemiologiche e trial di intervento nell’ipertensione e diabete. 

Ha fatto parte o è stato Chairman dei Comitati Direttivi di vari trial clinici. Ha pubblicato oltre 2000 articoli, rassegne ed editoriali su riviste indicizzate della letteratura medica internazionale. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti scientifici, tra i quali la Heymans Lecture Award della International Society of Pharmacology, Wright International Award dell’High Blood Pressure Council of Australia, la Volhard e la Tigersted (MSD) Awards dell’ISH, la Folkow Award dell’ESH, il Premio per la Ricerca della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, il Peter Sleight Award della World Hypertension League, l’Alberto Zanchetti Life Achievement Award di ESH, il Talal Zein Foundation Award, l’International Recordati Prize, il Premio Invernizzi 2001 per la Medicina, la Medaglia d’Oro della Fondazione Lorenzini, l’Hariri Memorial Award, e lo Spinoza Award dell’Università di Amsterdam. Gli è stato conferito il premio Rosa Camuna della Regione Lombardia e la Commenda al merito della Repubblica Italiana per la sua attività scientifica nel 2014. È inoltre membro onorario di numerose altre Accademie e Società Scientifiche.
È stato incluso tra le 100 eccellenze italiane nei diversi settori di attività (Cerimonia di premiazione a Montecitorio, Dicembre 2015). Fa parte del Gruppo 2003 per la Ricerca (scienziati Italiani più citati al mondo, Thompson Reuters e Clarivates) ed è membro della European Academy of Sciences. È stato invitato a tenere relazioni o letture magistrali in oltre 600 convegni internazionali.

Barbara Riegel è Professoressa presso la Scuola di Infermieristica dell’Università della Pennsylvania e Co-Direttrice dell’International Center for Self-Care Research, un centro virtuale dedicato allo studio sull’autoterapia. Riegel ha sviluppato teorie e strumenti di self-care utilizzati in tutto il mondo e pubblicato oltre 600 articoli su vari argomenti riguardanti il self-care definito in un senso ampio che include l’aderenza alle terapie, il monitoraggio delle condizioni e l’autogestione dei sintomi associati alle malattie croniche. 

Sin dai primi anni della sua carriera come Ricercatrice Clinica in un ambiente di cura acuta si è focalizzata sulla insufficienza cardiaca come motivo principale di ricoveri ospedalieri. Nel 2022, ha pubblicato un articolo evidenziando ulteriormente il ruolo importante del riconoscimento dei sintomi nei comportamenti di monitoraggio e del self-care. 
Riegel conduce molti progetti di ricerca attraverso collaborazioni internazionali con colleghi in Italia, Svezia, Australia, Hong Kong, Brasile e altri Paesi. Il suo progetto attuale si concentra su una sperimentazione clinica per dimostrare l’efficacia di un intervento di consulenza sanitaria per i caregiver degli adulti affetti da insufficienza cardiaca. Un altro progetto riguarda il tentativo di identificare cosa fanno i pazienti per controllare i sintomi di una malattia cronica. 

La professoressa Riegel è stata eletta Membro di diverse organizzazioni professionali, tra cui la Heart Failure Society of America, la Preventive Cardiovascular Nurses Association, l’American Heart Association e l'American Academy of Nursing. È anche la Fondatrice ed Editrice del Journal of Cardiovascular Nursing. Ha ricevuto numerosi onori e premi, tra cui il Distinguished Scientist Award dall’American Heart Association, l’ingresso nella Sigma Theta Tau International Nurse Researcher Hall of Fame e il premio Barbara J. Lowery dall’Organizzazione degli Studenti Dottorandi dell’Università della Pennsylvania.

Dorret I. Boomsma è professore ordinario e capo del Dipartimento di Psicologia Biologica alla Vrije Universiteit di Amsterdam, Paesi Bassi, dove aveva conseguito il dottorato di ricerca ed era stata assistente e quindi associata. 

La professoressa Boomsma ha costruito un database di oltre 75.000 gemelli nei Paesi Bassi, che è stato utilizzato per decine di studi. I gemelli e le loro famiglie sono stati sottoposti a test periodici (DNA, sangue e urine) per decenni fornendo una grande quantità di dati longitudinali per l’analisi statistica. Le sue ricerche si sono concentrate principalmente sulla comprensione dell’influenza dell’ereditarietà su diverse malattie fisiche e mentali, tra cui malattie cardiovascolari, disturbo bipolare pediatrico e depressione.

Questo lavoro è stato riportato in oltre 1000 articoli pubblicati e un libro, ed è valso a Boomsma molti premi. Gli studi sui gemelli forniscono un modo per capire come il genotipo influenzi una caratteristica osservabile (chiamata fenotipo). In breve, i gemelli identici (monozigoti) hanno gli stessi alleli per il 100% dei loro geni, mentre i gemelli fraterni (dizigoti) avranno diversi alleli per il 50% dei geni in quanto i loro genitori hanno genotipi diversi. Quindi, se una caratteristica (ad esempio la depressione) è presente in un gemello identico (monozigote) è sempre presente anche nell’altro, mentre questo non vale per i gemelli fraterni (dizogoti). Si evince quindi che l’ereditarietà svolge un ruolo importante nel causare tale condizione.

Boomsma è stata una pioniera nella raccolta di un ampio spettro di dati e materiale biologico da migliaia di gemelli e nell’analizzarli per determinare il ruolo della genetica in caratteristiche diverse come altezza adulta, volume cerebrale, intelligenza, emicrania, ansia, dipendenza da droghe e amore per il caffè. I suoi risultati coprono una vasta gamma di caratteristiche comportamentali, tra cui la scoperta sorprendente di un componente genetico nei sentimenti di solitudine, il fatto che i primogeniti hanno un QI più alto rispetto ai loro fratelli più giovani e l’aumento dell’influenza della genetica sul peso corporeo man mano che i bambini crescono.

Rosario Rizzuto dirige il Dipartimento di Scienze biomediche sperimentali dell’Università di Padova dove è professore ordinario di Patologia generale e molecolare. Nato a Roma nel 1962, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova e ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo all’Università di Verona. Dopo un periodo di ricerca negli Usa, alla Columbia University di New York, Rosario Rizzuto è rientrato in Italia e ha ottenuto il dottorato di ricerca in Biologia e patologia molecolare e cellulare all’Università di Padova. 

I suoi studi si concentrano sulla segnalazione intracellulare mediata dagli ioni calcio e del loro ruolo in condizioni fisiologiche e patologiche. È stato coordinatore del laboratorio a rete ER-GenTech della Rete Alta Tecnologia della regione Emilia Romagna. Svolge attività di revisore per agenzie di finanziamento (BBSRC, Wellcome Trust, UMDF) e riviste (Nature, Science, Cell) internazionali. È stato chairman di congressi internazionali (12th International Symposium on Calcium Binding Proteins and Calcium Function in Health and Disease nel 2002, EMBO Workshop on “Calcium signaling and diseases” nel 2004 e la Gordon Research Conference on Calcium Signalling nel 2011). Ha ricevuto il premio Chiara D’Onofrio, il Biotec Award, la Theodor Bucher medal e nel 2014 il premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei.

Andrea Ballabio è direttore scientifico del TIGEM (Telethon Institute of Genetics and Medicine) di Pozzuoli, che ha fondato nel 1994 al suo rientro in Italia dagli USA. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli, dove ha completato la sua specializzazione in Pediatria, dopo aver lavorato come borsista post-dottorato all’Istituto di Genetica e Biofisica di Napoli e all’ospedale Guy’s di Londra, nel 1989 si è trasferito al Dipartimento di Genetica Molecolare e Umana del Baylor College of Medicine a Houston, Texas, USA, dove è diventato Professore Associato e Co-direttore del Centro per il Genoma Umano.

Ballabio ha pubblicato oltre 360 articoli su riviste internazionali sottoposti a revisione paritaria e ha contribuito a 19 capitoli di prestigiosi libri internazionali come “Principi di Medicina Interna di Harrison” e “Basi Molecolari delle Malattie Ereditarie”. È inoltre detentore di sette brevetti internazionali. Membro di numerosi comitati di organismi internazionali (Commissione Europea, Consiglio Europeo della Ricerca, Consiglio EMBO) il professor Ballabio è stato anche Presidente della Società Europea di Genetica Umana. 

È uno dei fondatori di Casma Therapeutics a Boston, USA, e membro del Consiglio Consultivo di Next Generation Diagnostics e Avilar Therapeutics. Nel 2007 gli è stato conferito il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d’argento al merito, a cui nel 2020 si è aggiunto il titolo di “Grande Ufficiale” della Repubblica Italiana.
Ha ricevuto due volte (nel 2010 e nel 2016) il finanziamento dell’Advanced Grant del Consiglio Europeo della Ricerca (ERC). Nel 2016, è stato il primo scienziato in Italia a ricevere il prestigioso Premio Louis-Jeantet per la Medicina per il suo contributo alla comprensione dei meccanismi molecolari che controllano la funzione dei lisosomi nella salute e nella malattia. Nel 2021 ha vinto il premio Feltrinelli in biologia dell'Accademia dei Lincei.

María Vallet-Regí è un chimico inorganico spagnolo. Dal 2012 è professoressa ordinaria di chimica inorganica e responsabile del gruppo di ricerca dei Biomateriali Intelligenti al Dipartimento di Chimica Inorganica e Bioinorganica della Facoltà di Farmacia dell’Universidad Complutense de Madrid. 

Vallet-Regí ha scritto oltre 600 articoli e diversi libri. È stata la scienziata spagnola più citata, secondo l’ISI Web of Knowledge, nel campo della Scienza dei Materiali in questi ultimi decenni. Tra le sue aree di ricerca vi sono i materiali per innesti ossei a base di bioceramica e impalcature per la biomedicina rigenerativa, la produzione e lo studio di sistemi bioceramici per il rilascio controllato di specie biotecnologiche e antitumorali, nanoparticelle e matrici biocompatibili per applicazioni biotecnologiche, materiali mesoporosi ordinati a base di silice come sistemi di rilascio di specie biologicamente attive, l’incapsulamento di cellule in materiali porosi di silice, i materiali mesoporosi per la terapia genica e la trasfezione, i materiali ibridi organici-inorganici. 

È membro onorario di Biomaterials Science and Engineering presso l’International College of Fellows of Biomaterials Science and Engineering (ICF-BSE), Membro Numerario della Reale Accademia Spagnola di Ingegneria e dell’Accademia Nazionale Reale di Farmacia. Ha ricevuto il Prix Franco-Espagnol 2000 dalla Societé Française de Chimie, il premio della Real Sociedad Española de Química (RSEQ) in Chimica Inorganica e il Premio Nazionale di Ricerca in Ingegneria nel 2008, il premio FEIQUE per la ricerca nel 2011 e il premio e la medaglia d’oro RSEQ per la ricerca nel 2011.